Ciao Olimpia,
come sempre provo tanta gioia nel leggere i tuoi post e mi ispirano molto le cose che pensi. Spero che tu stia bene.
Sono quella che era stata un’infinità di tempo con un ragazzo meraviglioso
ma che non amava davvero, e poi era riuscita a lasciarlo.
Dopo un anno, la situazione per fortuna è cambiata e mi sento più
tranquilla e più aderente ai miei veri sentimenti, ma altri problemi sono
sopraggiunti.
… Come ci si riprende da un cuore spezzato?
Mi sono innamorata per davvero stavolta… e lui mi ha ricambiato! Tanto
quanto me.
Ho vissuto la bellezza e le emozioni che avrei voluto vivere per una vita
intera. Ho cambiato i miei piani per questo nuovo lui.
Lui è perfetto, veramente.
Tutto di lui è pieno di bellezza, dentro e fuori. E anche le cose che di
lui sono imperfette, sono perfette abbinate ai miei difetti.
Sono stata talmente innamorata di lui che dopo anni di incertezza ho
sentito per la prima volta di essere felice senza alcun compromesso, senza
alcun dubbio, e che avrei dato tutto per lui, perché lui era ciò che volevo e
mi sembrava incredibile anche solo poterlo immaginare. Ho sentito per la prima
volta che tutto, tutto aveva un senso.
Wow.
Sai quelle intese perfette? Emotiva, mentale, fisica. Una roba mai vista prima.
Eravamo elettrizzati al solo incontrarci, al solo parlare. Non riuscivamo più a staccarci quando ci abbracciavamo. Trovavamo fuoco e sorpresa in ogni nostro incontro. Facevo viaggi mentali incredibili sul nostro futuro. Eravamo pieni di idee. Faremo questo, faremo quell’altro.
Ma lui appena mi ero illusa, mi ha detto che preferiva restare con la sua
fidanzata di sempre. Che ha capito che insieme “vanno d’accordo” e
che “ci tiene a lei”.
Sì perché il nostro amore è nato clandestinamente… Con una naturalezza
che non poteva essere fermata.
E da allora, circa un mese fa, con una freddezza impressionante, è sparito.
E da quando se ne è andato la mia creatività si è bloccata.
Se faccio qualcosa per provare a fare stare bene gli altri, cerco di
metterci molta cura. Ma non mi dà niente di così profondo, è una sorta di senso
del dovere che mi dà una serenità leggera.
Mi circondo di attività ripetitive e razionali e discorsi asettici, tanto
la gente è spaventata dalle passioni e non vuole parlarne più di tanto.
Passo il tempo senza riuscire a staccarmi da quel momento. Se riesco a pensare ad altro, prima o poi, la notte, o la mattina, il pensiero ritorna lì.
A volte ripenso anche al mio ex di sempre, perché l’intimità che ci legava
era unica e vorrei potergli parlare. Ma è una cosa diversa. Lo rispetto e lo
amo ancora, in una maniera diversa, a un livello diverso.
Penso sempre che lui -il nuovo- tornerà prima o poi perché so che lui era
felice con me, ma è legato alla sua fidanzata anche se con lei non è così
felice. Me lo diceva lui stesso.
Cerco di stordirmi di cose materiali e immateriali che possano ridarmi per
un attimo quella sensazione così forte, ma alla fine mi ritrovo a fare in loop
cose che so già che non mi daranno quella sensazione.
Fatico ad addentrarmi in nuove canzoni, nuove attività, nuove conoscenze.
Mi manca la progettualità, la voglia di scoprire.
Si è bloccato tutto quando lui se ne è andato perché ho sentito che
qualsiasi altra vita sarebbe stata uno spreco di tempo.
Fatico a progredire perché non voglio progredire.
Mi rivedo in lui, nell’incapacità di lasciare la persona a cui si è stati
legati per anni. Ci è voluta la disperazione per lasciare il mio fidanzato di
sempre e non mi aspetto che per lui sia diverso. Forse non la lascerà mai.
A volte riesco a pensare ad altro, è questione di tempo, e di scacciare via
le nuvole.
Però io le voglio un pochino queste nuvole, perché mi ricordano che se le
scaccio poi perdo qualsiasi speranza di riaverlo indietro.
Non voglio andare avanti, liberarmi dei suoi ricordi e della consapevolezza
di essere ancora vivi, da qualche parte.
Non voglio ammettere la sconfitta, non voglio lasciare andare la cosa più
bella e assurda che mi sia mai successa.
Come farò ad essere felice di una gioia minore?
Davvero si fa così? O dovrei in qualsiasi modo più o meno immorale convincerlo a ritornare?
Un abbraccio da un’anima solo apparentemente triste, ma ancora felice, se
si ricorda di essere stata amata e di poter amare.
Vorrei vivere di amore, è mai possibile?
Vivere dando e ricevendo amore?
Sento che non c’è vita se non posso urlare TI AMO a qualcuno che amo davvero! E quel qualcuno è lui!
E se non è lui, avrei voluto disporre del tempo necessario per capirlo,
anziché vedere tutto morire di colpo, sul più bello, prima ancora di iniziare
davvero. Questa cosa mi dà tantissima frustrazione, la trovo inaccettabile, non
riesco proprio a mandarla giù.
Perché due persone che si amano non possono stare insieme?
Grazie di cuore per aver ascoltato tutto questo.
L.
Cara L. nella mia piccola esperienza non credo di essere mai stata così colpita nel profondo e allo stesso tempo non mi sia sentita così povera di parole come davanti a questa circostanza. Ora è domenica pomeriggio, il tempo fuori è di quel grigio metà inverno, non penso pioverà, ma sono sicura che da qualche parte, in questo momento, forse nel nostro palazzo, nel nostro quartiere o forse saremo noi a farlo, e ci commuoveremo per la tenerezza che ci hai messo tu nel chiedere e spero anche per quella che proverò a metterci anche io nel risponderti. Uso questa parola dopo averci pensato un po’ e averla scelta tra alcune altre e dopo averla allontanata quanto più possibile da un’altra parola, insieme la più voluta e la meno trovata, la verità. Solo con coraggio e senza verità possiamo osare trasformare un momento in parola, sapendo che per un cuore spezzato non c’è e non ci sarà mai LA parola.
Sì, so di quelle intese perfette e sì, so anche di quelle intese perfette che poi si rompono e ancora sì, so anche una cosa più feroce, cioè che certe intese perfette che poi si rompono, si ritrovano in qualche altro luogo e spazio e con una persona diversa. Sono dispiaciuta e insieme contenta per te che tu possa fare parte di coloro che sentono il cuore spezzato. Non è un’esperienza per tutti, è uno stato di disgrazia così universale eppure sentito come se fosse estremamente unico ed esclusivo e che nessuno su questo maledetto orrendo pianeta, possa mai capire che cazzo stiamo provando e che nessun balsamo sempre su questo maledetto orrendo pianeta, possa mai lenire quella voragine, tranne l’amato che sentiamo perso. Qualche anno fa sono capitata nel Museo dei cuori infranti, si trova a Zagabria ed è il posto in cui ho visto più gente piangere tutta nello stesso momento. Si tratta di un posto piccolino in cui sono collezionati tanti oggetti arrivati da tante parti del mondo. Ogni oggetto è stato donato da qualcuno che ha avuto il cuore spezzato e aveva un valore simbolico speciale legato a quell’amore. Sotto ad ognuno una breve didascalia in cui chi l’ha mandato al museo racconta la sua storia e il perché di quell’oggetto. Qualche giorno dopo durante quel viaggio sono arrivata a Sarajevo e feci caso come in un altro museo, uno sulla guerra di quel paese così bello e così ferito, le persone mantenevano un austero silenzio composto. Attento, partecipe, riflettuto, ma composto. In quel momento ho realizzato che avere un cuore spezzato è un dolore che appartiene a una galassia diversa, nella quale anche i migliori tra noi umani, sebbene riusciamo a distinguere con tutta la ragione di cui siamo dotati, che non ne moriremo e che oh signore se esistono ben peggiori calamità che diamine, ecco in quel momento sentiamo nettamente che qualcuno ha spento la luce del mondo e che possiamo solo trascinarci lì dentro, ciechi, nudi nell’anima, soli. Le persone sono sempre morte e hanno ucciso per amore, per amore è stato fatto di tutto e di tutto è stato distrutto. Quando mi ci metto a pensare a quanto sia ovunque vorrei dire a tutti quelli che come te si chiedono se solo di amore si possa vivere, che certo, solo di amore si deve vivere. Il problema è che il sentimento è talmente tanto più grande di noi, che come diceva mi pare addirittura qualcuno di molto famoso, se vabbè adesso una vita, per capirla forse, nemmeno, chissà, settanta volte sette.
Domenica scorsa parlavo con degli amici proprio di questo argomento, perché
a questo punto credo la domenica contenga una malinconia speciale da dedicare a
coccolare certi pensieri e ti riporto in ordine a caso, qualche loro escamotage
trovato in giorni che somiglieranno a quelli che vivi tu. Sono parole di
persone a cui voglio bene e so che ognuno ha parlato raccontando momenti
vissuti davvero e li ringrazio per essere qui a darci una mano.
-Sono andato a bere o per festeggiare o per deprimermi meglio. Il giorno dopo butto tutto tranne le foto perché sono pezzetti di vita
–Vorrei dire di aver fatto subito qualcosa, ma la verità è che quando ho avuto il cuore a pezzettini sono rimasto per settimane nella zero voglia di vivere
– Quello che mi dà più soddisfazione è la disposizione dei mobili: stravolgendo casa ho come la sensazione di spostare la mia vita
– La cosa più nonsense fatta dopo è stata pensare che si sarebbe aggiustato e invece è ancora in millemila pezzettini
– Mi aiutò molto un’amica saggia con cui scambiavo messaggi saggi e un momento catartico fu una sbronza spettacolare che mi fece rischiare di essere arrestato tre volte in mezz’ora
– Ho più di 300 paia di scarpe
– Dopo una rottura in genere mi pongo degli obiettivi altissimi. Se non è vero che aiuta a dimenticare il dolore, perlomeno non perdo di vista la mia vita e posso essere soddisfatta di qualcosa
– Ero più giovane e portavo i capelli lunghissimi. Mi rapai a zero
-I capelli. Però sempre dopo un po’, l’inizio è sempre fatto di canzoni tristi e Nutella
-Mi sono cancellata da i social per un mesetto e sono andata una settimana nella mia città preferita, da sola
– Io mi sono segnato in palestra, ogni tanto ho paura di rimanere fermo anche se mi sto muovendo, ma ora sono qui e mi sento bene
-Cucinarmi cose non sane, ascoltare musica assordante in biblioteca, girare in bici all’alba, prendere un cucciolo
-Tinder gold
-All’inizio mi butto nel caos di tutte le feste e voglio perdermi tra gli sconosciuti, poi mi chiudo a riflettere sul senso della vita e ritorno piano a viverla
-Ho sfogato la mia rabbia distruggendo un mobile che avevamo preso insieme, ho fatto un viaggio in treno di un mese, ho fatto volontariato in carcere
– Musica classica è ottima ma roba importante tipo Mahler, Berlioz, Schubert, evitare le vecchie foto per almeno due mesi, leggere le poesie di Franco Arminio
-Andare a trovare gli amici lontani. Sono stata lasciata mercoledì, giovedì ho prenotato un volo
-Le pippe regà, ma proprio a perderci 2/3 diottrie a settimana
-Camminare, camminare, camminare
Come vedi le risposte a cosa ci si possa fare con un cuore spezzato ci sono e sono tante, però diciamocelo, nessuna tra queste ti ha risposto come avresti voluto, spero però ti abbiano strappato un sorriso anche se agrodolce. Io credo in poche cose in generale proprio nella vita, solo perché crescendo mi pare vedere che più io conosca, meno sappia. Quello che mi piace è pensare all’amore come appunto questa cosona gigantesca che permea la vita di tutti noi, anche degli apparentemente più intangibili alla questione, e in quanto cosona gigantesca, anche materia con la quale uno nella vita impara in tanti e vari modi, a vedere sempre diversa ma mai qualcosa di cui si possa fare a meno. Diciamo che se ci fosse un’accademia del saper avere a che fare con l’amore, ognuno di noi avrebbe il suo scudetto di bravura o di miseria. Qualcuno si ferma per sempre alle basi dell’asilo, in cui tu mi tiri i capelli, io piango, nessuno si spiega, oppure alle elementari in cui la grammatica non è così misteriosa ma ogni tocco è magico e se ti piace qualcuno ti piace per sempre, poi c’è il livello superiori in cui forse diamo addirittura il peggio, tutto il borderline dell’adolescenza, le urla telefoniche, i perché io perché tu, perché chi è quella mignotta o quel coglione con cui ti ho visto scambiare messaggi, c’è l’università in cui ognuno pensa di averci capito qualcosa perché ha spesso scelto il suo indirizzo, la sua storia seria diciamo e ogni tanto si fregia da buon consigliere al tavolo con gli amici, c’è chi decide che non è sufficiente e si spinge oltre, si masterizza in amori aperti, amori lontani, amori dolorosi ma intensi, dolori con problemi da adulti, con problemi di soldi di case. Amori che vogliono essere portati sul piano spirituale del diamoci a qualcosa che non sia l’amore ma mi trasformo in fiore di campo grazie al corso da mille euro al minuto e così starò meglio. Poi le storie ci sbattono e risbattono in qualunque punto del percorso accademico in meno di un secondo e allora tutto ci sembri ricominci. In realtà tutto ciò che si può prendere dalla questione, va avidamente preso, perché è un mistero che somiglia a quello della vita e della morte, in realtà un cuore spezzato una cosa soltanto può fare: può sanguinare.
Tu hai avuto il tuo tempo per vivere una storia che forse non era come la volevi, voi avete avuto il vostro tempo, loro hanno avuto il loro tempo. Il tempo è una variabile interessantissima, contiene la verità più delle parole. Il tempo, i giorni, i mesi i sempre forse in cui dovrai avere a che fare con qualcosa che manca ma che ha dato. Come preservare questo amore, non con metodi amorali, apriresti solo un altro problema e comunque non servirebbe. L’amore non è un pezzo di piombo ma un poliedro a mille facce fatto di acqua e cristallo che non si ferma mai.
Prima di salutarti di dico altre tre cose, come se fossero un abbraccio che
poi è una di quelle cose che un cuore spezzato sa ricevere senza fare troppe
storie.
Una è una cosa magistrale ma non mia, cioè la risposta di un amico, un giovane collega che non è poi così sicuro di voler fare lo psicologo ma è una di quelle persone che evidentemente dovrebbe perché è preparato, puntuale e appassionato. Quindi lo ringraziamo tantissimo e invitiamo a non mollare anche perché sarebbe un peccato:
Secondo me aiuta riflettere un po’ anche su cosa sia effettivamente una delusione. Una mancata corrispondenza con un’aspettativa, una mancata occasione di vedere il frutto di un proprio investimento, spesso affettivo. L’emergere del senso di colpa per “come sono andate le cose”. Insomma, riuscire ad astrarsi un po’ da tutti questi attributi o elementi così pesanti delle relazioni, aiuta molto. Ripercorrere all’indietro la strada, non per soffrire o per piangere sul latte versato, ma per capire dove nasce la crepa. Certo per fare questo bisogna essere consapevoli del proprio livello di resistenza rispetto ai rimorsi e ai rimpianti. Ma è sempre molto utile pensare a quanto sia plurale questa vita e agli infiniti universi possibili in cui possiamo imbatterci per capire che la nostra sofferenza è importante sì, a volte fa così male da togliere il respiro o la voglia di respirare ma è tanto parte della nostra vita quanto il sorridere o il capire o l’emozionarsi per una poesia. Guardarsi indietro, ricordare la strada compiuta non per vedere da dove si era partiti, ma per vedere dove si è arrivati. Una volta un noto terapeuta mi disse: io quando lavoro con qualcuno devo sempre partire dalla metà piena del bicchiere, con la parte vuota che ce ne faccio? Certo, noi nichilisti avremmo pure molto da ridire ma il senso è questo: esisterà sempre una risorsa positiva anche nell’ultimo degli stronzi, una sua capacità particolare, una sua peculiarità che lo distingue dagli altri o qualcosa in cui riesce abbastanza bene. Da quello si parte o si ri-parte. Tu Olimpia ad esempio sai far vibrare le persone semplicemente con le tue parole, le fai riattivare, riaddrizzi le loro vie quando queste si storcono, prendi le parole e i loro significati e li trasformi in dialoghi in discorsi in cui molti possono rispecchiarsi e questa è praticamente la base di tutto il nostro pensiero. In definitiva, il compito più strano e complicato, tra gli altri, della nostra breve permanenza qui è quello di fare chiarezza tra tutta questa confusione, trovare un luogo e un tempo in cui riusciamo a stare con noi stessi e con le nostre idee, percezioni, riusciamo a conoscerle ed accettarle. Compito arduo. Concludo: a na certa a 16 anni me prende la botta di matto e decido di leggere Michel Foucault, “L’Ermeneutica del soggetto”. In una delle tesi centrali trovai un senso di sollievo e un nuovo compito, e cioè quando Foucault evidenzia come il famoso gnothi seautòn socratico (conosci te stesso che poi sarebbe conosci i tuoi limiti ma qui servirebbe un altro post) che fu stata la massima che per millenni ha guidato lo sviluppo della filosofia e quindi dell’ideale, non era possibile o meglio era per forza riconducibile dentro qualcosa di più grande ovvero epimèleia heautoù, la cura sui, la cura di sé. L’essere prima concentrati, con la sana dose di egoismo, su ciò che ci fa stare bene non solo come semplice “relief” dai vari dolori dell’anima, ma proprio ciò che ci realizza in quanto esseri umani.
Due la mancanza è nelle cose infinitamente piccole, ci sono cioccolatini che non riesci a mangiare, strade che non puoi percorrere, respiri che finiscono molto prima di quando dovrebbero, immagini che colpiscono come mitra alle spalle, non dico canzoni che non riesci ad ascoltare perché sarebbe ovvio, ma non ho mai visto nessuno rivivere e ritrovare così tanto di se stesso come dopo una rottura di cuore. In fondo forse hai solo trovato uno specchio che ti ha ricordato come saresti potuta essere se non fossi stata coraggiosa nel lasciare una storia in cui non vedevi l’amore e ora però ti tocca esserlo fino in fondo.
Tre, se davvero tu pensi che questo incontro abbia avuto a che vedere con l’amore, comportati con amore anche se è troppo tardi o se ti sembra che sia così. La rabbia, le gelosie, l’ombra busserà tutti i giorni e tutti i giorni potrai decidere fino a dove lasciarla entrare. Però tieni sempre a mente le poesie e i libri e le cose belle che parlano dell’amore e anche quella poesia di Michele Mari che non è manco così bella ma dice una cosa bella sull’essere due imbecilli, cercala, tieni a mente il blues nei campi di cotone, ascolta Dark was the night cold was the ground, adesso e pensa che sei vicina a persone lontane, che non conosci, che non hai mai visto, ma che ognuna a modo suo ha dovuto osservare il proprio cuore spezzato e dire e adesso che cazzo faccio. Posso dirti soltanto questo mia cara L. quando ho paura della morte guardo i documentari sull’universo, quando ho paura che l’amore non sarà mai più per me per sempre, guardo le parole di chi ha parlato di amore e penso che un cuore spezzato è un cuore che soffre, ma un cuore che soffre è un cuore che può creare, perché nessuna bella frase è mai nata da nessun giorno perfettamente felice. Nel frattempo fatti cullare da questa malinconia come farebbe un piccolo tronco solido ma perso nella marea e sbattuto dalle onde che non si fermano nemmeno un secondo ma mentre ti sbattono, ti trasportano.
P.S. Sto pensando di organizzare delle riunioni per cuori spezzati, non so ancora i dettagli, so solo che c’è bisogno di un luogo per questi momenti, dove tutti capiscono quello che stai dicendo, come quel giorno in cui non volevo proprio uscire perché mi sentivo di merda e una mia amica di quelle care mi disse, ma che meraviglia, sto di merda pure io, ti passo a prendere tra 20 minuti. Quando sarà pronto sarai mia ospite.
Olimpia