Riflessione non definitiva sul perché ci piacciono gli stronzi
Questo mese senza scrivere una parola mi ha fatto ricordare perché avevo iniziato a farlo. Perché mi fa stare bene cazzo, mi fa stare molto bene. E cosa è successo allora? Dove sono finite tutte le mie buone intenzioni? Dove sono finite tutte le lettere che mi avete scritto? Io spero tanto che nessuno sia sentito preso in giro quando non ha più ricevuto risposta, non era così e adesso vi racconto quel po’ di verità che so.
Tutte le storie che mi avete raccontato avevano in comune sempre la stessa cosa: l’amore. Anzi, il malamore. Più di 50 persone (spiegarvi l’onore di quest’attenzione è un capitolo a parte) mi hanno raccontato il loro dolore e io che ho fatto? Quasi niente miei cari, quasi niente. Anzi una cosa l’ho fatta: ho avuto paura. Di non sapere che cosa dire, di non essere più saggia di niente né più intelligente di nessuno e quindi sono un po’ scappata, come succede nelle migliori storie quando il carico si fa grosso.
Però aspettate, non sono scappata per non tornare, mi sono presa la maledetta pausa di riflessione. Che di solito è una banale scusa, in questo caso però no.
“Olimpia odio mio marito che mi tratta male, come posso fare? Olimpia il mio ragazzo è un pezzo di merda, come posso fare? Olimpia sono innamorato di una che è sposata, come posso fare? Olimpia il mio compagno non mi fa nemmeno usare internet, come posso fare per chiederti come posso fare?”
Olimpia a questo punto ha avuto un crollo sentimentale. I primi giorni camminava per strada e aveva voglia di fermare chiunque e chiedere “Signore per favore mi aiuti, ma perché ci piacciono sempre le persone che non ci trattano sempre bene?” Poi Olimpia l’ha chiesta pure a mamma e papà questa cosa, ai suoi amici, alle persone conosciute per caso il sabato sera, agli occhi del mio cane e al kebabbaro qui di fronte. L’ha chiesto a tutti, l’ha chiesto alle stelle, ai libri e all’albero di prugne che fiorisce nel giardino. A tutti tranne che a se stessa.
Forse ci passerò la vita con questo punto interrogativo nel cuore ma non voglio che passi un altro giorno ancora senza raccontare a qualcun altro quelle quattro stronzate che penso sull’argomento. Così magari la testa smette di farmi male e così magari anche un centimetro dei vostri cuori comincia a fare un pochino meno male.
Allora, cominciamo col dire che non è per niente vero ci piacciono gli stronzi, ma quando mai? Lo sapete chi ci piace, eh? Mo’ ve lo dico. Ci piace chi ci racconta quanto siamo belli, quanto siamo giusti, quanto siamo interi e non a pezzi. Ci piace chi ci tratta benissimo, ci vomita farfalle in faccia, ci dipinge arcobaleni addosso e poi…e poi smette. Ecco che succede. Se qualcuno, ad un certo punto, ci ha detto delle parole d’amore allora è fottuto per sempre. perché il cuore non dimentica manco una virgola. E non perdona.
Se tu, Pinco Pallo dei miei stivali, a un certo punto hai tirato fuori complimenti per me, allora me li devi ripetere fino alla tomba. L’idea di me bellissima è una cosa che non ti puoi più riprendere. Siamo condannati a cercare noi stessi negli altri e quindi siamo condannati a prendere a testate chi osa cambiare idea ad un certo punto.
Signori, coraggio, non è la stronzaggine che lega, è l’ambivalenza. Le cose non vanno avanti perché lui o lei scompaiono nel nulla, ma perché ogni tanto tornano. Non è un mondo di stronzi, è solo un mondo di persone che cambiano idea continuamente. E poi magari la ricambiano e poi ancora e ancora.
Quante ne abbiamo sentite, quante ne abbiamo vissute? Coraggio, voglio saperlo. Provate a contare i vostri episodi ma pure quelli degli altri in cui ci sono frasi che somigliano a : “Ma mi aveva detto, mi aveva promesso, mi aveva scritto.” AVEVA, infatti. Un imperfetto, solo un imperfetto che nel presente non c’è più o non è più come prima. E allora noi che facciamo? Come koala assatanati, tiriamo fuori gli unghioni e ci attacchiamo alle parole, le ispezioniamo, ne tocchiamo il fondo, ne facciamo la radiografia e in alcuni casi arriviamo a farne l’autopsia. Passiamo in rassegna ogni maledetta lettera di ciò che è stato e non andiamo avanti.
Vero amore sempre? Ma dai. E non mi venite a dire “Eh ma tu non puoi capire…” perché le storie si somigliano tutte, anche tu che mi stai leggendo adesso sei nel pentolone quindi non provare a fare l’originale. Finché cercheremo tutti noi stessi negli occhi degli altri, crolleremo ogni volta che qualcuno smette di guardarci come noi vorremmo.
Se potessi avere un genio con una lampada gli chiederei se per favore trova il modo di farci scappare dagli “stronzi” così come si scappa dal fuoco quando ci metti la mano sopra. Puro spirito di sopravvivenza e conservazione. Invece niente, tutti koala co’ le stronzate degli altri. Ma noi invece? Non abbiamo mai cambiato idea su qualcuno? E allora pensiamoci un momento e pensiamoci anche mille momenti prima di risponderci. Quando lo abbiamo fatto o quando ci siamo comportati in maniera sfuggente, lo abbiamo fatto con la chiara intenzione di ferire gli altri o piuttosto perché in quel momento quello era il massimo di quello che potessimo fare? Non stiamo forse tutti quanti qui ad agire più a favore nostro che a sfavore degli altri? Ma tutti questi stronzi, avranno mai un infallibile piano malefico per rovinarci la vita o forse cercano solo di rendere migliore la loro come facciamo anche noi? E non siamo anche noi gli stronzi dei nostri racconti?
Io non la voglio più sentire questa storia degli stronzi perché mi ha fatto diventare il cuore un sasso duro, gli occhi due laghi di montagna e la voce un sibilo di rabbia.
Vi lascio dei punti alla Marzullo che mi ritornano sempre in mente:
-Prima di pensare che gli altri cambieranno per noi, rendiamoci conto di quanto poco cambiamo noi per noi stessi
-Hai incontrato qualcuno che ti tratta peggio di quanto dovrebbe? Vogliamo passare la vita a cercare di spiegare il galateo dell’amore ?
-Il tuo “stronzo” di fiducia usa la stessa dolcezza che trovi mangiando un limone a morsi e tu non sai che fare. Sputare via tutto e tornare al mercato cambiando frutto non mi sembra un’idea cattiva.
-Vorresti un grande abbraccio per tutte le cose brutte che ti capitano e lo chiedi a chi ti fa male, allora lo stronzo forse sei tu.
Scusate dei toni rigidi, scusatemi dei ritardi, scusatemi se non capisco. Io vorrei soltanto che ognuno di noi si sentisse meno perseguitato e più libero di scegliere cose felici. Il dolore porta dialogo, porta spessore e porta pacche sulla spalla. Ma se tuo marito ti mena da vent’anni, gliene vogliamo regalare altri venti?
Non attacchiamoci alle persone come se fossero cose, come se fossero nostre. Un giorno potremmo ritrovarci tutti talmente vecchi da non poterci fare più niente se non pensare che il mondo è una merda e lì fuori sono tutti cattivi. Riconosciamo le nostre di parti stronze e impariamo ad accettare che chi ci fa male sta solo cercando di fare del bene a se stesso.
Io quando litigo con qualcuno mentre guido poi rimango incazzata a lungo, ritorno a casa e magari sono un po’ nervosa ancora. Avrei voluto insultare meglio oppure di meno, avrei voluto non sbagliare incrocio, avrei voluto essere a piedi oppure in campagna a camminare tra i prati. Non lascio andare perché qualcuno mi ha risposto male e io non sono stata vigile, non sono stata attenta. Mi sento offesa e anche un po’ stupida e tutto questo mi fa molto male. Allora chiudo un attimo gli occhi e cerco di immaginare la pioggia che mi cade addosso e scorre via, in un posto dove nessuno arriva. Nemmeno la rabbia, nemmeno il dolore.
Una lite al semaforo non è come una cattiva storia, ma stiamo comunque perdendo tempo e perdendo amore. Trasforma la pioggerella in una tormenta ma lascia che scorra via. Ma sopratutto salvati dai veleni degli altri, non sono queste le battaglie per cui ferirsi, tua mamma non ti ha portato al mondo per perdere la vita dietro agli stronzi. Valle a dare un abbraccio e scusati per il tempo perso.
E poi guardati allo specchio e fatti un sorriso e dimmi se non ti mancava quella bella faccia che ti ritrovi quando sorridi.