Sulla sopravvalutazione del sonno e del tempo
“Cinque minuti al giorno per cui valga la pena alzarsi”, è stata questa la formula che mi accompagna da tanti anni, il compromesso che ho fatto con le giornate. Non mi ricordo quando è successo, credo in un giorno a cavallo tra una lunghissima adolescenza e una sconfinata giovinezza, ma di sicuro è successo perché mi sembrava la vita non avesse senso così come la vedevo. Il problema delle è che vengono sempre raccontate con frasette del cazzo tipo questa e successivamente imposte come soluzioni, trascurando il processo di risoluzioni e lunghissime equazioni. Il problema delle vite degli altri è che non sono le nostre vite, solo le vite degli altri. Bisognerebbe stare molto più attenti a calibrare un abito a misura unica a qualcosa che richiede il millimetraggio, ma l’altro problema delle vite degli altri, è che della nostra, se ne fregano. Però il problema alla base del problema, è che le nostre vite scivolano via nel tentativo di aggrapparci a qualche ricetta per la felicità. Vite passate a guardare altre vite, che a loro volta guardano altre vite, mentre il mondo fatto di informazioni che passano di bocca in bocca, di mano in mano, ci scaglia contro titoli di ricette senza nemmeno gli ingredienti.
Il segreto per il successo, il segreto per farli innamorare tutti, il segreto per guadagnare milioni di euro seduti sul divano, il segreto per mantenersi giovani, il segreto per avere denti perfetti. Ora, non credo di dire una novità se dico che il segreto, fintanto che lo trovi a caratteri cubitali su un quotidiano gratis, potrebbe non essere sto gran segreto ma solo un modo per far girare quell’informazione come un trottola impazzita di qua e di là, finché non arriva un altro segreto ancora più fico. C’è da dire che i segreti viaggiano in contemporanea e in contraddizione, abbiamo il segreto per il benessere che ci vuole non dico pigri, ma al nostro passo, insieme al segreto per laurearsi, cioè quello di non dormire più.
E lo so, lo so che le cose non stanno proprio così, ma voi avete idea di quante persone ho visto andare in crisi negli ultimi giorni per questa stronzata? Ragazzi indietro con l’università che già si sentivano falliti prima, ora di più, persone che hanno optato per un vita modesta, schiacciate dal peso di una notizia, persone arrabbiate con le notizia, come me.
Tutti abbiamo un’unica moneta in queste vite nostre o altrui, tutti abbiamo solo il tempo e tutto ciò che con il tempo ci possiamo fare, compreso perderlo. Vorrei solo che le persone stessero un po’ meno male, come desiderio professionale e in fondo anche un po’ come regola generale per stare al mondo, per questo ci tengo a dire la mia frasetta del cazzo pure io, che non è una regola, è solo un invito.
Vi invito a buttare il vostro tempo dalla finestra come l’acqua dei fiori, come le briciole dalla tovaglia, sempre, ogni giorno, buttate almeno un’ora al giorno. L’unica vera competizione è quella con se stessi, quella in cui competiamo con i nostri difetti, l’avidità è uno di questi.
Ma che cosa ci devo fare con la mia vita se non ne spreco almeno la metà a guardare fuori dalla finestra, a cercare le mosche mentre cerco di studiare, a fare le cose male, a farle quattro volte, a provare e fallire tante storie d’amore, a sbagliarmi sul conto degli amici, a rimanere senza soldi sul conto perché ho sbagliato a fare i conti di fine mese.
Il momento che ricordo con più tenerezza dell’università è stato quando ho buttato un semestre senza sapere manco perché, forse perché volevo buttarlo e basta, perché volevo uscire da me stessa, essere una persona diversa, quella che arriva tardi, quella che non ce la fa a fare tutto, come ricordo con tenerezza l’anno buttato prima di fare la psicoterapeuta perché avevo paura di non saperlo, volerlo, poterlo fare.
Io sono anche le cose che ho sprecato, sono i sogni che ho avuto, sono le ore passate la notte a cercare la pace, me stessa, le informazioni vitali su Google, le informazioni vitali sui forum degli ipocondriaci, le informazioni inutili che ho scritto nei messaggi a cui nessuno mi ha mai risposto, sono i viaggi che non ho fatto, sono i risultati che non ho raggiunto. Io, con tutta sincerità, vorrei morire piena di rimpianti, perché vorrebbe dire che ho sognato molto, che mi sono data tempo per farlo, che sono stata gentile con me stessa. Soprattutto vuol dire che sono stata umile con le mie giornate e con la vita stessa.
Il tempo si butta per amore, si butta per gli amici, si butta per i progetti e per le case che vanno in fiamme. Si butta perché non siamo macchine, si butta perché vivere con l’ansia di non dovere sprecare nemmeno un attimo, è uno stile di vita che non consiglierei a nessuno.
Se buttassimo un po’ di tempo avremmo più tempo per i tramonti, per mettere la tovaglia la sera invece che lo Scottex, tempo per stirarmi i calzini, tempo per piangere, tempo per litigare, voglio avere tanto tempo solo per sapere che lo posso buttare, perché il ricavo e il guadagno non sono la stessa cosa, perché tante persone sembrano andare così tanto di corsa che non sembrano più persone, ma caricature di come dovrebbe essere una persona.
Non è la ragazza, la sua laurea in medicina vera o fatta coi punti dell’Agip che sia, non è il suo essere modella o meno modella, questo scimmiottare l’ideale greco di bellezza intellettuale e di cosce, non è lei che io non conosco. Il dolore è sapere quanto tempo buttiamo a cercare di capire come non buttare manco un secondo, sapere che ci sono persone che non si permettono la stanchezza, i dubbi, le paure e una quantità di errori che sono belli perché sono sempre vita.
Non ho mai dormito più di 5 ore a notte, per nessun motivo specifico se non per abitudine e ansia. Cosa ci faccio con le mie notti? Ma assolutamente niente, aspetto che passino mentre fissando il soffitto penso alle mie cose, le sistemo nei cassettini che riaprirò la notte successiva, continuo dialoghi sospesi, mi alzo mi fumo una sigaretta poi ritorno a letto e poi mi sveglio stanca ma mi sveglio a casa. Ormai è casa l’insonnia come lo sono le occhiaie come lo sono questo mio cercare di incoraggiare gli altri non a fare peggio o meglio, ma incoraggiare a essere qualsiasi cosa, anche da buttare ogni tanto.
Serve un sacco di tempo per capire cosa farsene del tempo, servono molti difetti per sembrare umani, servono molti vuoti per far entrare gli altri. Serve anche farci qualcosa nel tempo che abbiamo a disposizione, ma non serve correre contro il tempo, serve organizzarlo. Solo che se pensiamo a come pensiamo di dover organizzare le nostre giornate, vediamo subito che quasi nessuno di noi lascia spazio a come è fatto, solo a come dovrebbe o vorrebbe essere fatto. Ed è così che milioni e milioni di risvegli partono col fallimento nel cuore, non mi sono allenato, non mi sono alzato alle 6, non ho cambiato il mondo nemmeno oggi.
La violenza di chi sente di sapere come fare le cose, la mia compresa, non la sopporto, però non potevo stare zitta mentre lì fuori c’è qualcuno che vuole farmi credere che io sia meno, che sia in ritardo, che il modo in cui cerco di vivere è un modo sbagliato. Non serve, io come credo molti, tendiamo a dircelo durante le nostre notti insonni, io come credo molti, poi ci svegliamo e cerchiamo di fare la cosa più difficile al mondo, le brave persone, o meglio le persone decenti, quelle che fanno i loro lavoro, sistemano ogni giorno la questione con la felicità, stupendosi ogni volta di come il tempo sia volato, anche quello che non passa mai, anche i 3 minuti di attesa della metro, anche quello del dolore, anche quello del “oddio ma come siamo amici da vent’anni, ma quand’é successo?”. Che il tempo voli via, veloce, veloce come quando ti diverti, che io non possa fare quasi niente di quello che voglio, così quando starà per scadere mi potrò dire “Che bella festa che è stata, per questo mi dispiace andarmene, però che bella festa.” E che per voi, lo stesso.