The book of love is long and boring
No one can lift the damn thing
It’s full of charts and facts and figures
And instructions for dancing
But I, I love it when you read to me

The Magnetic Fields, The book of love

L’amore è una cosa personale, così personale che buona parte di quello che vivi, lo vivi da solo. Buona parte di quello che chiamiamo amore, è fatto di possibilità che non si sono mai avverate, di accenni a universi fantastici sfiorati, di rimpianti, di rimorsi, è fatto di rancori, di scatoloni mai riconsegnati. Buona parte dell’amore è fatta di deliri e di odio.

Eppure non ne possiamo fare a meno e se ne facciamo a meno, non è impresa facile e comunque devo dire che io non lo credo possibile e nemmeno auspicabile. Il perché adesso ve lo provo a spiegare, è una questione a cui tengo, sia perché mi rendo conto di quanto sia difficile resistere al cinismo di sostituire questa casella dell’oroscopo con qualsiasi altra cosa che ci somigli ma che non lo è, sia per avvisare i miei futuri ex su quanto non sia io a essere complicata, ma la materia.

Più di tutto lo faccio per quelle persone che pensano io sia saggia (pazzi), verso i quali sono tanto dispiaciuta, per tutte le volte che hanno un problema d’amore e l’unica cosa che riesco a dire è niente, non riesco mai a dire niente. Mi dispiace, è che su una cosa su cui tutti sembrano avere tutto da dire, mi sembra sia una forma di rispetto portare silenzio. Però ci posso provare.

Partiamo dalla fine:

LA FINE DI UNA STORIA: ZERO TRUCCHI E ZERO CONSIGLI PER SOPRAVVIVERE, A CHI TOCCA NUN S’NGRUGNA.

Esatto miei cari, se cercavate il self test rapido per scoprire se l’ex era Ted Bundy e quindi potete assolverlo al tribunale delle passioni, v’attaccate. Qui non si delega nessuna responsabilità, qui si soffre da eroi.

Lasciarsi è come il gioco della bottiglia al contrario, capita a tutti tranne eventi eccezionali della statistica e se la punta indica te e l’altro, vi tocca e vi toccherebbe anche se scappaste. Prossima festa, prossimo giro, a voi due, tra sei mesi, a quei due che sembravano così perfetti, quando meno te lo aspetti, a quegli altri che stavano insieme da vent’anni.

Lasciarsi è uno di quei momenti in cui si ferma il tempo. Ognuno di noi ne ha alcuni, spesso hanno a che vedere con la paura, con le cose brutte, con le cose che fanno male, ecco, quei momenti lì, lasciarsi è uno di quelli che tutti abbiamo in comune. Qualcuno si ricorda che stava facendo, come era vestito, si ricorda l’ora, cosa aveva mangiato, un po’ come i terremoti. Qualcuno riesce a incassare la notizia e passa tutta la giornata come se nulla, per poi ritrovarsi in posizione fetale sotto la doccia invocando mamma, qualcuno chiama la mamma, l’amico, l’amica, il fratello, qualcuno l’ambulanza, qualcuno spacca casa, qualcuno si siede, si fuma una sigaretta poi spacca casa, qualcuno si siede e non riesce a fare niente tranne che sedersi e, a metà, respirare. Quello che vorrei dire è che comunque succeda, sarà un brutto momento, vi consiglio di avere a portata di mano un campari soda, quello piccolino, in generale per queste cose e altre, non per favorire il bere sconsiderato, è solo perché ci sono momenti in cui prima di fare qualsiasi cosa abbiamo bisogno di pensare. Mi siedo cinque minuti per pensare a cosa devo pensare, serve a scandire meglio il tempo, mentre diamo il tempo al fatto di sedersi di fronte a noi e dirci “Eccoci qui, è successo e adesso è tutta salita, babe.”

Mi piacerebbe segnalare una serie di cose che il vecchio saggio vorrebbe tu facessi e un’altra serie di cose che invece facciamo:

Non cercare mai per nessun motivo non chiedere niente non dire niente

Butta via cancella non stalkerare non guardare niente

Fatti una bella doccia, un bel vestito e via verso una cena con amici e brindare al domani

Non darti la colpa non ruminare non piangere non correre con le forbici

Non pensarci

Richiamare subito come fosse il centodiciotto, attaccarsi come fosse fastweb, non mollare, risponderà, in mancanza di risposta chiedere in maiuscolo sia al destinatario che a tutti gli dei PERCHÈ A ME COSA HO FATTOOO, in mancanza ma come in presenza di risposta, inviare telegrammi, piccioni, fax, libretti illustrativi, esplicativi, con le frecce, in formato pdf e presentazione powerpoint delle proprie ragioni indipendentemente dal possederne o meno

Attaccarsi ai ricordi come alla bombola di ossigeno fino a consumarsi i polpastrelli, chiedere aspettativa dal proprio lavoro per dedicarsi part time più serale, a stalking livello pro di qualsiasi cosa possa fornirci traccia dell’inspiegabile cookies mai letti compresi

Inchiodarsi su qualsiasi superficie immobile come farebbe un orso polare sull’ultima lastra di ghiaccio, io non scendo da qui per nessun motivo, se volete portarmi dei viveri sono qui, ma non ho intenzione di lavarmi mangiare vestirmi mai più per protesta, non esiste nessun domani dal momento che ho perso la mia unica vera ragione di vita e voi siete degli stronzi a non capire

Sono fatto della stessa materia di cui sono fatti gli errori, non riesco a pensare a nient’altro, devo tornare a casa a pensare sul divano a quanto sto male, devo piangere, voglio stare da solo, mi sento solo, lasciatemi da solo, perché mi sento solo, non mi toccateee

Penserai solo a questo. Solo e soltanto a questo. Al fatto che è finita, fi-ni-ta, saludos amigos, ci siamo visti, ci manderemo forse gli auguri a Natale, tra un paio d’anni, forse. Forse ci incontriamo una volta in spiaggia, tu con un ragazzino in braccio o forse io, magari alle poste, quelle mattine in cui uno esce trascurato, magari a una cena di amici che non sapevamo comuni tra trent’anni, tu senza capelli o magari io, forse non ci incontriamo mai più, fatto sta che ci siamo persi.

Una delle cose che vorrei fare, è fare un gruppo di auto aiuto tra cuori sfasciati, in cui ognuno condivide piccoli successi quotidiani e si battono le mani, per cose tipo bravaaaa Mariaaa che ha fatto la docciaaa, bravooo Carlo che mangiato un pasto caldooo, così, a piccoli gesti di autonomia, a piccole cose dopo cose in cui riesci a fare anche senza, perché chi si è appena lasciato parla un linguaggio tutto suo, che gli altri è vero non possono capire, che è vero risulta due palle pure a chi ti vuole bene, che però ha bisogno di stare lì per un po’, ricordandoci sempre che l’amore finisce, ma tende a tornare, e questo sarà un altro capitolo, intanto, come diceva uno psicoanalista giapponese, rispondendo “sudare” a chi gli chiedeva cosa fare durante un attacco di panico, io direi che se per caso sei a questo punto, una cosa giusta la puoi fare, buon pianto e a presto.

Olimpia

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