La posta di Olimpia-Leone in gabbia
Carissima, come avevo promesso eccomi qui felice di potermi confrontare con te.
Visto che si tratta di posta del cuore tagliamo subito la testa al toro, vivo una condizione demmerda. Sposata da 14 anni, anni nei quali ho sempre annullato me stessa per ricoprire ruoli “moglie” e”madre” riuscendo a creare comfort per tutti tranne che per me. Bé, sono esplosa peggio dei fuochi d’artificio di capodanno e da circa 3 anni vivo consapevole di chi sono e chi voglio diventare ma imprigionata in questa situazione visto che il consorte non vuole saperne di divorzio. Dirai: “Già parli di divorzio”? Bé, quando ti accorgi che ti sei sempre accontentata e che pensavi il tuo amore bastasse per entrambi (errore di massa che le donne fanno) sti cazzi che vuoi ancora questo! Poi finito l’amore e non essendoci altre basi solide…diventa estenuante. Separati in casa (na gran bella puttanata) e visto che ho sempre messo stop alla mia vita per prendermi cura degli altri, oggi caco la panella di non avere una mia indipendenza economica per poter andare per la mia strada e in più periodicamente mi sento dire :“Cambia che saremo felici” ma che cazzo devo cambiare, un programma in TV? Perché secondo te il maschio non se ne fa una ragione come riesce a fare la donna quando questa è sicura di sé stessa?
Grazie mille per la creazione di questa rubrica. Bacio mitica!
V.
Cara V.
Ma che cazzo stai a fa’? Ops, scusami, ma mi è proprio scappato. L’avrai capito che ho questo piccolo grillo parlante super coatto che ogni tanto, anche lui, esplode dentro di me, come un minicicciolo e non sempre lo riesco a fermare.
Fammi ricapitolare: non mi piace fare conti sulle età delle signore ma a occhio e croce hai annullato te stessa per poco meno di metà della tua vita e qualche primavera fa hai avuto la sensazione che quel piccolo bollitore che è la nostra anima, fosse arrivato al capolinea del capolinea del capolinea. Diciamo che più che esplosa, sei implosa, continuando a fare quello che hai imparato a fare bene, ovvero buttare giù sensazioni che non ti piacciono per trasformarle in comfort domestico, coniugale e figliale.
Io quando sento queste storie di sacrificio provo due sentimenti contrastanti: una voglia matta e disperatissima di venire lì e ripeterti a voce la frasi in incipit della mia risposta, ricordandoti che se quel signore capellone di cui si parla spesso, quello che alcuni credono si sia sacrificato per l’umanità, non ha poi ricevuto tutto sto rispetto (sono agnostica ma il significato storico rimane), non vedo perché il sacrificio di chiunque di noi possa mai essere funzionale a qualcuno o qualcosa, (tranne che ai nostri principi di ulcera e mali psicosomatici sparsi, si intende). L’altro sentimento è quello di venire sempre lì e trascinarti con la forza prima dal parrucchiere a fare un taglio matto, poi in un posto qualunque in cui si balli fino al mattino e farti fare duecento brindisi fino a che non ti dimentichi chi sei e ti ricordi chi volevi essere.
Coltivo varie fisse (mio padre colleziona monete e francobolli, forse è colpa sua, gliene parlerò), tra queste mi intrippo spesso a guardare le etimologie delle parole. Forse l’eredità familiare, forse perché sono andata al liceo classico e anche se all’inizio ero una zappa, poi mi sono affezionata e diventata bravina a volere bene alle parole, ma che ne so. Insomma “Divorzio”, recita the dictionary: “Differisce da Ripudio poiché questo può avvenire anche per scambievole incompatibilità, mentre il secondo avviene SEMPRE per volontà di una delle parti.” Ehm…come “Già parli di divorzio”? piuttosto “Ancora non abbiamo firmato le carte?”
Non mi fraintendere, sei stata una mamma coraggiosissima a resistere tutto questo tempo e sono sicura che sei anche una mamma affettuosa e attenta. E fino a che si parla di amore per i figli, come potrei mai darti torto? Hai tenuto botta, brava. Hai trasmesso un buon modello, brava. Puoi trasmetterne uno ancora migliore, non credi?
Quello della mamma che si rompe le scatole, se le fracassa fino a farle diventare coriandolini e a quel punto raccoglie la sua dignità e i suoi bagagli e ricomincia da un’altra parte.
Le chiavi della tua felicità ce l’hai appese al collo e puoi decidere di usarle quando vuoi, ma attenta a non ritrovarti nel troppo tardi finché sei ancora in tempo.
Il tuo per ora marito ha detto una cosa giusta: “Cambia e saremo felici”, sono d’accordo, sai. Scusa eh, lo sai che parteggio per te perché è con te che sto parlando, però ha ragione comunque. Tu cambia e tutto cambia. Tu cambia e questa gabbia si aprirà. Tu cambia e anche gli altri cambieranno. Hai presente Raffaeollona Carrà quando dice “Se per caso cadesse il mondo io mi sposto un po’ più in là”? Ecco mio bel cuore vagabondo che di regole ne ha ma potrebbe cambiarle, che dici di farlo traslocare questo cuore?
Te lo ricordi quel bellissimo film che si chiama La guerra dei Roses? Ci sono marito e moglie, separati in casa, che si fanno tanti di quei dispetti l’un l’altro che effettivamente non capisci mai se devi ridere o devi piangere. Per esempio a un certo punto lui sega a lei tutti i tacchi di tutte le scarpe del suo immenso armadio, lei gli prepara per cena il gatto al posto del solito pollo al forno. Spietato, esagerato, ma molto, molto intelligente. Ti consiglio di vederlo o rivederlo, mio caro cuore di leone in gabbia.
Insomma, leoncino, le ragioni non si fanno, si fanno vedere, si mostrano, si mettono sul tavolo, si sbattono in faccia ma sopratutto si hanno. E se le hai allora devono bastarti come e forse anche più dell’amore, perché in questo caso sì che basta essere da soli a portare il peso, è l’unico modo per continuare a camminare. La ragione non è uno zaino pesante ma un momento di coscienza e consapevolezza in cui possiamo sentirci soli e abbandonati, ma non lo siamo perché restiamo abbracciati alla nostra libertà. Solo che anche quella non può essere un pensiero né un’idea, ma un gesto pratico, in cui tu apri la porta e navighi a vista verso tutto il resto del mondo che ti aspetta.
Diventa il tuo mito personale e fa’ che i tuoi figli imparino anche questo, il coraggio non si vede sempre nel puntare i piedi ma nel correre via dalle morse come si corre via dagli incendi.
Nessuno merita quattro mura senza amore, vai e costruisci la tua casa nuova, la forza non ti manca, la pazienza non ti manca, le mani non ti mancano. Chiudi gli occhi e corri prima che manchi l’unica cosa che potrebbe un giorno mancarti: il tempo.
Ti abbraccio,
Olimpia