Confessioni di una psicologa senza filtro

di Olimpia Parboni Arquati

Penso sempre alla morte

Cara Olimpia, ho avuto spesso il desiderio di scriverti ed eccomi qua. Spero tu stia bene, che stia passando una felice estate e di non annoiarti con la mia “lettera”. Penso sempre alla morte, Olimpia. Non come desiderio di farmi male o di privarmi della vita. Penso alla morte con terrore e con rifiuto. Fin qui niente di strano, dirai. Chi non ha paura della morte? Chi non ci ha pensato almeno una volta con profonda tristezza? Il punto è proprio questo. Io amo la vita in ogni suo capriccio, l’abbraccio e ci faccio a botte e la difendo, ricoprendola di libertà e baci. Ed ogni giorno, seppur faticoso, mi dona tanto. Anche quando sembra mi tolga tutto. Ci sono volte(molto frequenti) però in cui questo pensiero mi invade e mi colpisce alla schiena. Può durare un’intera giornata, molti pianti e crisi di panico. “Il mio cane non può morire, deve vivere 100 anni, io lo amo troppo ed è così meraviglioso!” e via col pianto. (Il mio cane sta benissimo) “Certo che ho un uomo meraviglioso al mio fianco , non so cosa farei se domani lo perdessi!” (Porello, aggiungerei. Immagino scenari non rosei. Quanto si gratterebbe, se ne venisse a conoscenza!) Divento tristissima, fobica. Faccio pensieri persino sulla mia morte! Mi ritrovo a parlarne e disperata a dire” OH, MA IO NON VOGLIO MORIRE! IO VOGLIO VIVERE, EH! ” come se qualcuno potesse evitarmi la morte, un giorno. Io vorrei solo che questo pensiero non condizionasse le mie giornate, non mi creasse paranoie invalidanti. Perché ti giuro che lo fa. Ricordo ancora quando da piccola controllavo che mia madre respirasse, mentre dormiva. Mi mettevo lì e trattenevo il fiato, così potevo vederla meglio respirare. Sì, vederla, non sentirla. Vedere il suo stomaco gonfiarsi in un bel respiro. Mi sento molto stupida anche solo a ricordarlo! Ed ecco che mi ritrovo a diagnosticarmi cose brutte, ogni volta che ho un dolore strano e a pensarci per ore e ore come se non ci fosse un’altra possibile spiegazione. Dando per certa la previsione più brutta. Si, faccio parte del 99% della popolazione mondiale che si diagnostica malattie su google, ma poi mi fermo ad immaginare la mia vita con quelle malattie e via di nuovo al circolo vizioso. Sono patologica? Boh. Io vorrei solo non pensarci più. O magari leggermente meno. Non sentirmi matta, ecco.Vorrei tanto che questa paranoia si ridimensionasse, ma non so come aiutarmi. Ti ringrazio, Olimpia, anche solo per avermi letta. Scrivere è una gran medicina e certa che dall’altra parte ci sia un cuore attento ed eccezionale, già mi sento meglio.

A

Cara A,

Tra le persone che mi ha fatto conoscere il mio lavoro mi è rimasto impresso un ragazzo molto giovane che il primo giorno in studio si presentò con la playlist che avrebbe voluto mettessero nel giorno del suo funerale, giorno in cui tutti si sarebbero finalmente accorti di quanto fosse speciale. Devo dire era una selezione affatto male.

I vivi pensano alla morte a volte tanto quanto pensano alla vita. Alla propria, a quella di qualcuno che amano, alla morte di un lavoro, di una pianta, di un oggetto. I vivi pensano alla fine delle cose anche quando sono appena iniziate, anche quando ancora non sono iniziate proprio. Non te lo so dire perché i vivi siamo così, credo perché la paura è un’emozione antica e spesso funzionale, o forse perché il numero delle cose difficili o dolorose supera statisticamente quello di quelle felici e facili. In effetti la felicità non è poi così interessante, ha poco da dire e molto da vivere, però viverla vuol dire esporsi alla delusione e spesso la fatica del solo pensiero ci rende cecchini dell’auto sabotaggio, così possiamo tornare a sentire le canzoni d’amore struggenti che sono sempre più belle di quelle sole cuore e ma vaffanculo dai. Ecco questo per dire che la parte oscura e scura del mondo va un po’ per la maggiore, nonostante tutta quella fila di ultra fomentati dopati indemoniati che ci inondano di stay positive e vivi ogni giorno come fosse l’ultimo. Cosa che se ognuno di noi provasse a fare anche solo per un giorno finirebbe infartuato entro le undici del mattino.

Tutto va bene eppure tutto può finire. Non è una paranoia, è la verità.

Secondo me i pensieri che fai sono pensieri su cui vale la pena piangere, nel senso che potresti essere benissimo la protagonista di un dialogo di Platone così come di un romanzo, c’è così tanto dentro a questi pensieri su cui pensare, c’è così tanta vita nei tuoi pensieri sulla morte. Hai mai pensato che invece di cercare di mandare via per forza un pensiero su cui per forza ci dobbiamo fermare, in qualche momento, in qualche modo, a pensare, potresti approfondirlo come fa bene fare con tante cose che ci fanno paura?

Cioè dedicare un po’ di tempo a cercare di capire cos’è la morte per le diverse culture e religioni, quali sono gli epitaffi più poetici e più sarcastici mai scritti, a sentire qualche stand up piena di black humour, a vedere che abitudini strane abbiamo avuto nel corso dei secoli per i nostri morti, a vedere qualche video della festa dei morti in Messico e poi un giorno magari andarci anche, a scoprire qualche libro che ne parla, qualche canzone che ne parla. A parlare di questa cosa con te apertamente perché mi pare di capire che ti sta chiedendo di darle spazio. Dagliene così tanto che ti troverai a essere passata avanti e indietro sugli stessi pensieri almeno tre o quattro volte, e andare avanti senza tornare tutte le volte indietro.

Perché dico proprio sulla morte ti sei fissata, te lo sei mai chiesto? Hai perso qualcuno di molto importante all’improvviso e senza che ci potessi fare niente? Ti serve un pensiero ingombrante per distrarti da altri pensieri meno ingombranti ma più fastidiosi e quotidiani? C’è qualcuno a cui vuoi molto bene che non riesce a prendersi bene cura di se stesso, o forse questo capita a te? Sei contenta della tua vita, mia cara A? Ti restituisce davvero anche nei giorni in cui sembra che ti tolga?

A me capitarono dei mesi, anni fa, in cui mi presi una cotta per questa ossessione. Chiedevo sempre a tutti che cosa ne pensassero e come vivessero la questione. Per meglio dire chiedevo ma come si fa a fare una cosa, qualsiasi cosa, fatta bene, fatta con cura, fatta che duri, se tanto poi tutti quanti dobbiamo morire? Nella mia testa non faceva una piega e anzi mi parevano matti tutti gli altri che si facevano in mille per il regno dei vivi.

Dopo altri mesi, parecchi mesi con momenti di riposo e ritorni di fiamma, mi è sembrato di intuire che mi facevo questa domanda perché non avevo ancora trovato il modo di diventare quello che volevo essere da grande e le mie giornate non avevano senso e niente aveva senso e a quel punto allora che il tutto di tutti anche non abbia senso. Adesso ci penso ancora, ogni tanto, penso che non sarò abbastanza forte per superare niente e che dovrò fuggire su una montagna insieme alle capre e alle stalattiti per rendere il mio tempo così noioso e fermo da farlo sembrare infinito ed essere tutto sommato ok con la decisione quando toccherà di morire a me.

Mi concedo di pensare strano come mi concedo due bicchieri di vino (uno se lo concedono quelli veramente matti), come mi concedo di non capirci niente di niente sul che cosa stiamo facendo tutti quanti, su che che cosa, per favore la verità vi prego sulla vita. Mi piacerebbe che tutti ogni tanto se lo concedessero per dare importanza alle giornate, che poi sono un po’ l’atomo della vita. Concediti proprio una mezz’ora di orologio al giorno in cui a questa cosa ci pensi come se non facesse così paura e non più di una ricerca al giorno su Google perché tanto lo sappiamo tutti benissimo che finché non si fa ipotesi di brutto male non si chiudono le pagine dicendo ecco vedi lo sapevo io lo sapevo. Per poi riaprirle una sigaretta, forse l’ultima, dopo.

Sono dissacrante, sono scorretta e superficiale? Certamente sì a tutte e tre. Le questioni di massima rilevanza vanno trattate come se ce lo dovessimo fare amiche per sempre, che anche se non le puoi fregare, magari è meglio trovare il modo che non ti freghino più o prima del dovuto.

Per sempre, bello dire per sempre, suona bene. A me piace e mi piace anche se non può essere vero mai, è vero finché lo riesci a dire. Mi piace molto anche quello che dice il tizio dell’oroscopo dell’Internazionale: Apocalypse it’s now, so let’s dance.

P.S. Quella cosa sul respiro della tua mamma è molto bella, non stupida.

Olimpia