Buongiorno dottoressa,
Seguo spesso il suo blog e non credo sia un caso che mi sia deciso di scriverle proprio a San Valentino. Sono un ragazzo di quasi 23 anni e non mi sono mai innamorato. Ho provato un “coinvolgimento emotivo” per qualche ragazza, ma l’amore credo sia proprio un’altra cosa, non capisco se abbia idealizzato io tutta la questione o se effettivamente non abbia solo trovato la persona giusta. Tutti mi dicono che non è un problema che è meglio aspettare ecc… ma tutto questo sta diventando pesante perché mi sento sbagliato e in ritardo. Forse ricorderò col sorriso tutte queste paranoie tra qualche anno, ma adesso non riesco a prenderla così, non riesco a pensare che sia normale. Ho cercato in lungo e in largo il nodo del problema, ho messo in dubbio il mio orientamento sessuale, ma dopo mesi di scervellamenti sono arrivato alla conclusione che non penso che quella sia la risposta, ho messo in dubbio la mia persona fisica e non, ma per quanto non sia un grande estimatore di me stesso devo ammettere che sono una persona nella media e che non credo sia neanche questo il punto. Forse non è solo il mio momento e sicuramente alla base c’è una mia grossa difficoltà nel recepire le emozioni, argomento su cui sto lavorando da più di un anno con una sua collega, però, secondo lei, questo basta per spiegare a un ragazzo di 23 anni, nell’era della “corsa al bruciare ogni tipo di tappa”, che vada bene così? La ringrazio per il suo tempo, la stimo molto.
G.
Caro G.
Oddio mi è venuto un leggero prurito perché ho pensato: “E mo’ come glielo dico che anche se la starà vivendo come la corsa alla luna, una volta allunato, è lì che la faccenda inizia a farsi complicata. Come glielo dico che capiti quando capiti, probabilmente finirà anche. Poi penserà che si stava meglio prima e passerà del tempo a piangere con le canzoni e passerà del tempo a scrivere cose che sembrano fondamentali ma di cui poi si vergognerà e si darà alla lettura, forse alle birre annacquate, e gli verrà voglia di partire per la via francigena, forse per l’India. Insomma come faccio a dire a un ragazzo di 22 anni sul fatto che questa che sente come un’enorme mancanza, diventerà presenza di un mistero ingombrante con cui tutti, prima o poi, dobbiamo avere a che fare?” Capisci il prurito, la psicosomatica mi indica sempre quando sto per entrare in un argomento spinoso.
Non so se chi ti raccomanda di non avere fretta si ricorda che Romeo e Giulietta avevano tipo 14 anni e che non c’è era che tenga. Di solito le risposte che si danno sull’amore dipendono molto dalle esperienze che ha avuto con quella questione la persona che ti risponde. Per questo da psicologi ci tocca buttarla sulle emozioni, sul significato che dai alla domanda, sulle mamme, sui papà, perché se dovessimo veramente rispondere ci vorrebbe nella maggior parte dei casi qualcuno che ci contesse a nostra volta, ma contenesse tipo Anthony Hopkins che fa Hannibal Lecter appena sbarcato dall’aereo. (Ok G. non è proprio così, quello che facciamo lo facciamo perché di solito pensiamo sia il modo giusto di fare quello che facciamo, ma fidati che dietro ogni terapeuta c’è una persona che ha sicuramento pianto almeno una volta per cose relative all’amore e spesso è proprio difficile dire qualsiasi cosa).
Sei stato molto coraggioso a farti tutte queste domande su te stesso, a mettere in dubbio cose date per ovvie e ancora di più a cercare di capirci qualche cosa in più sulle emozioni, in questo senso posso dirti che sono sicura ne gioverai per aspetti anche diversi dall’amore. In questo senso sei in anticipo rispetto a molti tuoi coetanei, ma mica perché andare dallo psicologo sia tappa obbligatoria, però esplorare se stessi può essere utile per il futuro quindi se si presentano le condizioni, provarci è pur sempre un modo di provare a volersi bene.
Il meglio di quello che penso di riuscire a dire é che l’amore è una faccenda personale, come la felicità e che nella felicità c’è una parte in cui c’entra l’amore. Quella parte non è l’intero, ma non ci sono interi diversi da quella frazione che possano ricoprire quella parte scoperta per intero.
Prova intanto a capire dove sta per te la felicità, che cosa ti fa ridere, che cosa ti fa piangere, che musica ti piace e se pensi mai a qualcuno ascoltando la musica, di che cosa ti piace parlare, quali sono i tuoi difetti, che cosa ti riesce bene, chi sono i tuoi amici, che cos’è che ti annoia e che cos’è che ti diverte. Insomma, in che modo ti leghi al mondo che hai intorno. E poi magari anche che cosa ti aspetti dall’amore, in che modo ti aspetti che rivoluzioni la tua vita, quante altre volte ti è capitato di sentirti in ritardo e che cosa succede se sei in ritardo. San Valentino, mi spiace, è morto decapitato, quindi per entrare nella faccenda è bene predisporsi a poter perdere la testa, e per predisporsi, magari non è male capire se siamo disposti a perderla per qualcosa in generale.
Caro G. non sempre abbiamo il potere di fare sì che qualcosa accada, certe volte dobbiamo solo metterci comodi e aspettare che la vita ci svolga. Ti auguro di farti trovare, sapendo però che l’amore non è proprio un incontro, più un viaggio su Marte, più una capacità personale che deve incastrarsi con un’altra capacità personale e che spesso richiede tantissimi tentativi prima di funzionare perché spesso le cose più importanti sono anche le più difficili.
P.S. Tra i 12 e i 13 anni, di ritorno dalle vacanze estive, mi inventai un fidanzato immaginario in occasione del consueto resoconto tra amiche. Me ne sono sempre vergognata ma non me ne sono mai pentita, ogni tanto è lecito avere solo voglia di sentirsi come tutti gli altri.
Olimpia