Vi siete conosciuti e vi siete piaciuti.

Hai passato giorni a rincoglionire tutti i tuoi amici con i dettagli del miracolo d’amore che manco un venditore della Folletto l’avrebbe fatta così lunga.
Andava tutto bene, bene come nelle telenovelas quando prendono il taglio cuori, capanne e passioni. Ma poi è successo che è cominciato ad andare tutto male.

Quella che fino all’ ultima scarica di messaggi su watsapp ti sembrava la storia fantastica da qui a per sempre si è trasforma in gelido silenzio e oggi sudi freddo ogni volta che senti drin e ti incazzi ogni volta che, invece di una struggente dichiarazione d’amore, trovi un messaggio incomprensibile di tua mamma che somiglia a kjjhjgkkfhgjtl oppure la perfida e snervante intrusione del gruppo “Quelli di ferragosto” dell’anno scorso che ti mandano nostalgiche braciolate in foto solo perché oggi fa di nuovo caldo.

Ti stai fumando la duecentesima sigaretta mentre rispolveri canzoni di rara pesantezza che mettono in imbarazzo i tuoi vicini mentre ti ripeti che non hai sbagliato niente e dentro ti partono delle grida profonde che invocano perché, perché, perché? La solita maledizione, eh? La solita sfiga. Capitano tutte a te, una nuvola gonfia di stronzaggine ti perseguita come un’ombra. Non ti innamorerai mai più, ti darai avidamente alla pastorizia di alta quota, alla costruzione di muri di mattoni nell’Africa più nera e vivrai di meditazione e astinenza. Hai presente di che cosa sto parlando, vero? Vero.

E se io ti dicessi che penso di sapere dove c’è stato l’intoppo, tu mi crederesti? Stavolta credo di no. Ma credo anche che forse potresti farlo se ti svelassi un buon segreto che invece viene sempre considerato un’eresia. Ti parlo, mia cara e sfigatissima anima candida e sola, dell’inestimabile potere della ROSICATA.

Ebbene sì, la rosicata. La strategia d’attacco, le mosse calcolate, le tattiche studiate e tutto ciò che di meschino e zozzo puoi inventarti per fare in modo di renderti più desiderabile.

Io??? Ah no, io non sono quel tipo di persona, mi dirai tu. Io quando mi piace qualcuno gioco a carte scoperte, io sono stanco di queste manipolazioni, non mi piacciono questi giochetti, li facevo a 15 anni, non servono, che schifo, che schifo.

Ah sì, eh? Bene. Quindi tu non sei quel tipo di persona che desidera ciò che non ha, tu sei un fortissimo apostolo zen unto dalla serenità interiore che non rosica mai e l’erba del vicino non la guarda proprio nemmeno di striscio. Tu non rimani male quando le cose che desideri non arrivano quando le desideri, non ti viene mai voglia di fare una cosa quando ti fanno credere che non la puoi fare e, in generale, ricevere un no, ti procura un senso di appagamento e beatitudine. Insomma, tu non sudi, non fai la cacca e l’ultima volta che hai mangiato una schifezza erano ancora gli anni ’90.

Ma falla finita, tu non sei così, tu sei come me, che sono come gli altri che sono come te. Tu come me e come tutti rosichi abbestia in molteplici occasioni, nun ce provà.

Tu hai fatto un errore dolce dolcissimo ma grossolano, ecco che cosa è successo. Ti sei preso la cotta e hai pensato bene di vomitare addosso all’altro tutta la valanga di emozioni, sensazioni, parole. Duecento messaggi al giorno, buongiorno, buonanotte, buon pranzo, mi ami? Mi amerai mai? Non ti piaccio abbastanza, lo sento. Che cos’è questa freddezza? Oggi che fai? Ah, hai da fare eh? E domani invece? Non ti ha risposto subito e allora hai chiamato con la tremenda scusa di volerti sincerare che andasse tutto bene e non fosse successo niente. Niente alieni o lutti familiari, niente disastri nucleari, niente malfunzionamento dell’operatore di turno. Avoja te a controllare che la suoneria funzioni. Funziona, funziona. Anche la rosicata ha funzionato benissimo e adesso tu sei lì a volere tantissimo quella persona e a mandare altre comunicazioni da brivido tipo “Eddai, vediamoci, anche solo un’ora, fammi spiegare.” Eh no baby, evidentemente hai sminchiato alla grande e non ti daranno indietro nemmeno un giorno per rimettere le cose nel posto in cui stavano prima. È tardi e non c’è proprio niente che tu possa fare.

Anzi, una cosa da fare c’è. Tu adesso puoi imparare come si fa a sbagliare meno e a pararti il culo meglio. Per questo c’è (quasi) sempre tempo.

La rosicata ha fatto tombola su di te, è ora che tu cominci a produrla e controllarla, invece di subirla e non poterci fare nulla. Per prima cosa togliti dalle manine quel cazzo di telefono, smetti ogni forma di comunicazione, richiesta, preghiera, favore. L’assenza di parole è un messaggio fortissimo, chi sta dall’altra parte ti sta dando per scontato, quindi stupiscilo. Anche il più restio a voler sapere di te in questo momento ci rimarrà un pochetto male se tu scompari. Anche il più restio a vederti subirà lo spietato fascino della rosicata. Come è successo a te, a me, eccetera.

Non c’è niente di eretico nel considerare lo spazio degli altri senza invaderlo con le proprie paure, ansie, fantasmi del passato e scatoloni di richieste. Eretico sarebbe negare che spesso confondiamo il desiderio con la pura e semplice rosicata. Per esempio, ma che non ti è mai successo di innamorarti di qualcuno che mai avresti pensato? Eh sì, mi dirai, è che ha fatto tutte mosse giuste e quindi alla fine…alla fine t’è salita.

Questo, mia cara anima che si lecca le ferite che da sola si è procurata, è un grandissimo potere. Il potere di farci volere non per quello che siamo al centro del nostro cuore (quello è un lavoro da sante mamme), ma per quello che offriamo di quello che siamo al centro del nostro cuore. Pensa a un amico che ti martella tutti i giorni con pesantate miste e quando noi svagheggiamo per prendere ossigeno allora va in paranoia e ci chiede se va tutto bene. Ammazza che palle, no?

In effetti dovremmo prendere qualche spunto in più dal modo in cui trattiamo i nostri amici e applicarlo anche alla sfera della grande A. E non mi venire a dire che è diverso, è semplicemente meno urgente.

Se da oggi in poi vorrai prendere meno picche e più cuori comincia ad allenare la pazienza e studia le tue mosse invece di delegare al poveraccio di turno tutto il peso dei tuoi pensieri. Coraggio, si tratta di quella vecchia storia di non fare agli altri ciò che non vorresti e via dicendo. Fai in modo che l’altro rosichi come sai fare tu e allora si struggerà per te proprio come sai fare tu.

Difficile? Beh, a me sembra più difficile combattere i postumi dell’inculata. Che poi se deve arrivare arriva eh, però a te, ti rimane la dignità di non aver sbrodolato tutto come se non ci fosse un domani. E la dignità è un sacco sexy.

Più di ogni altra cosa, lascia l’altro libero di sognare. Fallo immaginare, fatti desiderare. E tiratela, tiratela senza che si strappi. Comunica le tue ansie ma fallo in modo costruttivo e non violento.

“Oddio sei proprio una persona pericolosa tu…” lo devi dire ridendo e con l’occhio sornione invece di dire “Oh no, mi stai piacendo troppo, non va bene” con la faccia angosciata da giovane marmotta persa nel bosco. Non ti dico mica di stare solo zitto eh, buono in un angolo a generare rosicate passivamente. No, devi giocare un passo avanti e mezzo indietro, come una scacchiera, come se stessi ballando, come una persona che ne conosce un’altra e, a passi delicati e pensati, ne invade i pensieri. Perché se c’è qualcosa di più sexy della dignità, è proprio l’ambivalenza che lascia i sogni liberi di continuare.

Quindi non ti accollare, impara a danzare.

Olimpia Parboni Arquati

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