Mi avete rotto le palle con questa storia che l’amore vi fa solo paura ma non vi fa mai veramente felici. Non volete altro ogni giorno che passa e poi quando vi capita che qualcuno vi piace invece volete scappare.
Siete ovunque e sembrate tutti dei lupi affamati. Siete le lacrime della ragazza che stamattina piangeva sul treno, siete i ricordi buttati nei cassetti per non vederli, siete la polvere che sta dietro alle porte chiuse. Ma che cosa volete dagli altri? Che cosa?
Voi volete trovare voi stessi, ecco perché mi avete rotto le palle. E se nessuno ve lo dice finisce che ve ne andate in giro tutti tranquilli e fieri di essere così insopportabili. Non siete belli, non siete dannati e non siete manco profondi. Siete pesanti come un peperone ripieno dopo il pranzo di Natale. Tutti coraggiosi, tutti in prima linea e tutti profeti del romanticismo con gli scaffali pieni di libri e le mani piene di parole. E il cuore pieno di noia.
Mi avete rotto le palle perché quella fame di gente si vede benissimo. Siete convinti che buttando sul piatto il cinismo da vecchi pirati navigati facciate un figurone per poi ritornare a struggervi sulle vostre sensibilità che nessuno potrà mai capire, ma invece no. Quello che si vede da fuori è una caricatura di qualcuno che fa la caricatura di se stesso e che suona tipo Carlo Verdone mentre dice “ravanelli, piselli, patate” con la voce nasale. Signori, l’esistenzialismo è una fase, non è mica un ergastolo, ma la volete finire? Alla terza ciocca di capelli bianchi e al decimo, carissimo, contorno occhi non è più tanto fico mettersi a fare la persona confusa, che non sa chi è, che la vita madonna la vita, le relazioni madonna le relazioni, il lavoro madonna il lavoro. Eddai che sembrate quei bambinoni troppo cresciuti che si fanno portare ancora a spasso stretti nei passeggini.
Sembrate pure mezzi matti con questa storia che andate in paranoia quando lo spessore del dialogo supera certi limiti di spazio che invece siete i primi a invadere. Oddio la storia seria no, la mia libertà sopra ogni cosa. Ma chi vi conosce, ma chi vuole niente da voi. E il giorno dopo giù a rompere di nuovo le palle che nessuno vi capisce e che l’amore è brutto e cattivo. Ma se siete un groviglio di nebbia e di ansia ma perché qualcuno dovrebbe capirvi? Ma perché qualcuno dovrebbe amarvi se la metà delle ore in cui siete svegli vi disprezzate da soli? No sai, tu devi capire, io sono una persona complicata. Ho i miei fantasmi e ferite che tu nemmeno ti immagini. Ah sì, eh? Voi non siete complicati, portate addosso un adesivo rosso e gigante che dice FRAGILE come le scatole piene di vetro. Complicato è avere un buon rapporto con le cose semplici e scegliere le proprie libertà lasciando stare gli altri, che non sono trappole per orsi spalmate per strada, sono esattamente come sareste voi se la smetteste di rompere le palle.
Io questo consumismo sentimentale lo trovo banale, snob, prepotente ma sopratutto lo trovo troppo spesso e puzza di vecchio e di resa. Io non voglio pensare che l’amore, la parola più violentata tra tutte, somigli così tanto al gioco della sedia, tutti concentrati sul posto, nessuno sulla musica. Le persone diventano merci, l’amore un’agonia. E no, non è dolore, è proprio che palle. Forse una volta avevate pure paura di stare male ma poi ve lo siete dimenticato e avete cominciato ad avere paura di stare bene. Così siete diventati grigi, volevate fare gli avventurieri e invece eccovi qui a timbrare il cartellino del vostro cuore come un impiegato qualunque. Tentativi ed errori senza nessun criterio tranne la quantità. Signori, io da questa giostra ci scendo, mi è venuta la nausea a girare e girare senza potermi fermare a guardare niente. Voglio avere battaglie più grandi da vincere che spiegare il mondo a qualcuno e voglio avere cose più grandi di cui avere paura della paura di stare bene.
I miei vicini di casa litigano tutte le notti. Lui di solito piange, lei di solito urla. I miei vicini di casa hanno quasi 80 anni, si odiano e non si lasceranno mai. Anche loro mi hanno rotto le palle, perché ogni notte mi ricordano quanto siamo stupidi, tutti noi che passiamo la vita a vivere di odio, sognando di morire per amore.
Olimpia Parboni Arquati