Fratello la tua guerra pesa più della tua pace. Nemmeno tutti i fiori del mondo fermerebbero uno sparo. Non c’è preghiera e non c’è canzone che faccia più rumore delle urla.

Invocare la pace e generare la guerra nelle cose piccole di ogni giorno è un difetto che non lascia innocenti, quindi non ti ci sentire. Io ho le mani sporche, guardati le tue e dimmi cosa vedi. Siamo tutti criminali, siamo tutti terroristi, siamo tutti pieni d’odio.

È quel tizio nel furgone che al semaforo mi ha augurato di morire perché non avevo visto il verde. Le vene della sua fronte gonfie, il viso rosso pronto a esplodere per un secondo di ritardo nella tabella della sua impazienza. È la signora che alle poste alza le mani e mi ripete che lei non c’entra niente, è un errore del sistema, lei sta solo lavorando, nessuno è responsabile ma tutti sono stronzi. È il cassiere indispettito che alza gli occhi al cielo e sbuffa mentre una vecchia esplora il portafoglio alla ricerca delle monete che non distingue più. È quel poveraccio che due settimane fa ha rubato la borsa a mia madre al cimitero, mentre lei spolverava gli angioletti di ceramica sotto la tomba di mia nonna.

È chi ti chiama per un colloquio e pretende che tu abbia esperienza ma allo stesso tempo anche una laurea appena presa perché sono i giovani a servirci e ti guarda con disprezzo  senza ricordarsi che i suoi figli hanno anche loro la tua età. È chi dice di amarti e il giorno dopo dice che l’hai sognato solo tu.

È la burocrazia che ci mette faccia al muro, parla lingue inaccessibili e ci condanna al labirinto. E’ quello che ti urta mentre cammini e ti guarda pure male. È chi non ti vuole ascoltare quando hai tutto da spiegare. È il carabiniere che non ha avuto pazienza con lo straniero che si era perso i documenti e gli ha dato del rincoglionito, senza capire che l’altro parlava 3 lingue e lui manco il dialetto. È il coattone che ti sbrocca perché si è messo in doppia fila e tu hai suonato, è l’ingenuo che ti parla di questioni di rispetto mentre ti pesta un piede di nascosto.

Sei tu, sei anche tu che vuoi la pace e la carne non la mangi, ma ti alimenti di critiche cretine contro chi si mangia le bistecche. Tu che fino ieri giocavi a fare il punkabbestia con i soldi di papà, vai in giro a dire che la colpa non è il lunedì ma è il capitalismo e che non si può mica passare la vita a lavorare, sebbene tu non l’abbia mai fatto. Tu che indebiti te stessa per comprarti una borsetta che vale come un trapianto, ti vuoi sentire originale, ma li vedi quanti cloni? Sei tu che canti Imagine di John Lennon ma disprezzi la cicciona che ti passa accanto perché è brutta e malvestita. Tu che non lasci andare il tuo passato e campi di rancori e di vendette e bilanci i torti e le ragioni senza perdonare mai.

Siamo noi quando diamo del terrone, del negro, del cinese a qualcun altro. Quelli che gli stranieri ci rubano il lavoro e poi siamo i primi a cercarli perché chiedono meno soldi. Siamo noi quando schifiamo una cosa da mangiare che non abbiamo mai assaggiato, noi che schifiamo un artista senza averlo mai ascoltato. Noi che schifiamo noi stessi senza esserci mai guardati dentro, come una condanna, come un destino e non come la scelta di essere stronzi giorno dopo giorno. Noi che non abbiamo pazienza con i tempi degli altri, che pretendiamo complete verità e offriamo solo mezze cazzate.

Sono io, davvero sono io, quando ho rubato il parcheggio a una signora e le ho detto con arroganza “Beh vabbè, oggi a me, domani forse a lei”, quando a 5 anni ho spinto un bambino contro una porta perché non rideva mai e le sue braccia conserte non le sopportavo, quando ho attaccato per non saper difendermi, quando ho parlato troppo per non sapere cosa dire. Io, io da sola tutte le volte che penso di avere così ragione che non passa uno manco spillo di quello che dici tu; quando non ascolto nemmeno e voglio già risponderti.

Ogni volta che facciamo il male e non lasciamo spazio, ogni volta che siamo incoerenti e lottiamo solo per noi stessi pensando che il mondo lì fuori sia il nemico da combattere, ogni volta che non ce ne frega un cazzo. Ecco, tutte quelle volte in cui non sosteniamo nessun accordo e non sacrifichiamo niente noi stiamo facendo la violenza e stiamo creando la paura. Premeditiamo attacchi, sabotiamo la felicità, bombardiamo l’erba del vicino, facciamo esplodere le guerre.

Ebbene sì, facciamola finita con questi inni di pace senza contenuto, vaga speranza che possa cadere dall’alto e rimettere tutti i pezzi dove stavano prima. La guerra, la guerra fratello è un mondo molto più semplice di quello della pace. Quando siamo in lotta siamo integri, non perdiamo un cazzo di niente di noi stessi, non facciamo compromessi e non torniamo indietro. In generale nella guerra si sta meglio perché noi siamo noi stessi e il problema sono gli altri.

La pace non può mai essere un punto di partenza, può essere un accordo, un obiettivo, una cima ma una di quelle difficili da scalare. Per fare pace noi dobbiamo avere pazienza, chiedere scusa senza dire subito però, dobbiamo fare silenzio e lasciare l’altro libero di essere in quel modo che probabilmente non ci piace. Non è tanto facile, non è vabbè ma che ci vuole ad andare tutti d’accordo. Ma se non vai d’accordo nemmeno con te stesso, perché pensi che fuori sia diverso?

Finché cercheremo solo colpevoli e avremo paura della responsabilità allora ogni giorno ci saranno morti. Uccisi a botte di maleducazione, prepotenza e vigliaccheria. Fratello, ma tu credi che certe ferite non ci siano solamente perché non le vedi?

Non riempiamoci la bocca di cose solo facili e mai nemmeno semplici, di sogni superficiali in cui tutto quanto è rosa. Riconosciamo questo nero, quello che ci perseguita ogni giorno e facciamo una faticosa pace intanto con le faide che ci abitano i territori dell’anima, quella che riguarda tutto il resto del mondo non è colpa nostra ma può essere responsabilità di tutti.

Restare umani vuol dire accettare tutta la merda che sappiamo generare e non porgere guance per farsi prendere a schiaffi, nemmeno fare finta che siamo tutti San Francesco, al di sopra del bene e del male. Ci stiamo praticamente al centro di quello spazio sottile tra lo giusto e lo sbagliato, è stupido elevarsi se non conosci la terra in cui cammini.

Chi sogna di salvare una vita forse salverà anche il mondo intero ma chi fotte il vicino e predica la pace per i popoli lontani, fotte se stesso ogni giorno insieme a tutto l’universo.

Olimpia Parboni Arquati

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