Questi sono i giorni dell’eterno sudore, questi sono i giorni in cui la notte la passi fifty fifty tra grattarti i polpacci dai pizzichi delle zanzare e girovagare like a cotoletta tra le lenzuola.
Sono i giorni in cui il basilico sta alla grande ma tu ti senti appassito come un’uvetta. Perché questi, ladies & gentlemen, sono sopratutto i giorni del domandone.
Dal parruchiere, al mercato o in ufficio, tutti che a un certo punto tirano sempre fuori dalla tasca lui, il domandone. E così come se fosse un arrivederci ti fissano e ti chiedono: Allora dov’è che te ne vai in vacanza?
A questo punto le cose sono due:
1- La sai. Se la sai senti subito che ti sale come un tiepidino nella pancia, come quando ti beccano preparatissimo e ti viene subito un’aria un po’ sorniona tipo il gatto Garfield. Sorridi con self confidence e parti dritto col siluro. Il contenuto della narrazione a questo punto diventa molto ma molto vario, eppure non è difficile ritrovare certi modelli di vacanziere doc.
Quello che invidio di più è senz’altro il vacanziere iperorganizzato, in pratica il più secchione di tutti. Questa creatura mitica è sempre sull’orlo di una partenza incredibile e di solito piuttosto lunga. Laos&Cambogia, Islanda&Tutti-i-ghiacciai, Isole-piccolissime-sperdute&ancora isole-piccolissime-sperdute. Il vacanziere avventuroso riesce ad organizzare le vacanze così bene che alla fine ci rimane sotto a sta storia delle vacanze. Da settembre a giugno dell’anno dopo giù a carrellate di foto in posti così belli che fanno sembrare il tuo miglior viaggio, una gita della domenica a Mondragone. E’ lo stesso che il primo Ottobre sta prenotando il cottage per capodanno e il 2 di Gennaio la Spa per il primo ponte.
Poi c’è il vacanziere da transumanza, che come un paguro si carica tutta la casa da giugno a settembre, riempiendo ogni spazio nella macchina secondo piani studiati da anni. Li riconosci subito in autostrada, intravedi una figura umana dietro le sacche con le ancore disegnate, l’ombrellone e le buste con dentro la spesa. Loro sono quelli che ti dicono che si vanno a “fare un po’ di mare“, eppure tu hai la sensazione che sia il mare che finisce per farseli. Non vanno mai veramente lontano, giocano in casa anche fuori casa, come quella famiglia che conobbi in spiaggia. Quindici persone, due gazebi, quattro tavoli, generatore uno, frigoriferi due e ghiacciaiette di tutti i colori. Il vacanziere da transumanza lo riconosci dall’abbronzatura al di fuori dalla norma fino a novembre ma dall’aria comunque un po’ stressata.
Tra i vacanzieri che la sanno ci sono inoltre quelli All inclusive, quelli che scovano la migliore offerta, che comprende già tutto quanto tranne i souvenir. L’all inclusive non si ferma mai per più di 5 o 6 notti perché quel pacchetto di felicità se l’è scavato facendo a pugni con le ferie e quindi non vuole sentire cazzi. L’importante è staccare tutto e attaccare l’aria condizionata, non perdersi nemmeno un buffet (esotico passi ma se trova due spaghetti non gli dispiace). Questo vacanziere tanto lontano non ci va, ma nemmeno tanto vicino, è il moderato per eccellenza. Tranne all’atterraggio perché batte le mani e per quel cappello di paglia con cui sbarca, che rimane sempre poco naturale e molto opera romana pellegrinaggi in gita.
2-Oppure succede che non la sai. Tu in vacanza non ci vai e quindi non la sai. L’anno scorso ci hai provato e hai promesso a te stesso che l’avresti fatto meglio, invece eccoti qua, bello sfigatone mio con le ciabatte appese al chiodo. Racconti a te stesso che alla fine a te andare in vacanza non ti piace nemmeno, troppi sbattimenti per poi magari ritrovarti col tuo vicino di casa come vicino di tenda in campeggio, troppe aspettative, troppi bagagli da fare e disfare, troppa sabbia incastrata tra le dita dei piedi quando si fa sera. Sarà mattina e sarà sera e sarà autunno senza che tu te ne accorga nemmeno. Dalle zanzare alle foglie secche nel tempo di un tramonto se non ti impegnerai a piantarla oggi di rimandare i progetti di felicità a domani. Non leggere quelle cagate che parlano di depressione estiva, non sei depresso, ti rode il culo ed è molto diverso. Non sono nemmeno i soldi, io e te in fondo lo sappiamo che l’unico vero punto è saper giocare d’anticipo ma senza farsi venire l’ansia.
Sfigatone, ascolta, la risposta quest’anno non ce l’hai, però puoi sempre trovare il modo di raccontarla. In fondo rimanere mentre tutti se ne vanno, non è di per sé una figata colossale, però nemmeno una condanna a morte. Tu sei così tosto che non sei al di sopra delle mode, sei al di fuori delle mode.
Quando ero bambina mia madre le merendine non me le comprava mai perché pane e cioccolata era più sano, però ce n’era una che mi piaceva proprio tanto. Soldino si chiamava ed era un mattoncino con una moneta sopra, tutto foderato di cioccolato. Io staccavo la moneta, la mettevo da una parte e me la mangiavo solo quando tutti gli altri avevano finito. Che piccola testa di cazzo penserete, invece no. Avevo solo capito che se una cosa mi capitava raramente allora dovevo trovare il modo per farla diventare unica e che anche io volevo avere quello che avevano tutti, solo che lo volevo avere quando non ce l’aveva nessuno.
E allora vacanzieri di tutto il mondo, vi confesso che mi capita di immaginarmi un giorno in una crociera da 7 giorni e 7 notti, facendo avanti e indietro sul ponte con un lungo abito bianco che svolazza come il mio ventilatore di plastica, chiedendomi se domattina a colazione troverò di nuovo il burro fatto a forma di riccioli. Vi confesso che vi invidio tutti, per come prendete la vita per le palle e le fate capire chi comanda.
Io che sono una sfigatona certe volte mi dimentico delle stagioni, mi dimentico delle scadenze e mi dimentico anche delle cose piccole che fanno stare bene. Penso sempre ai ricordi ma una bella calamita sul frigo ce l’attaccherei senza vergogna. Quest’anno è andato così, il prossimo sarà meglio, il prossimo comincia adesso e io conservo la monetina finché non trovo il desiderio giusto.
Olimpia Parboni Arquati