Cara Olimpia,

onestamente non so da dove cominciare e spero di riuscire a farti capire. Non riesco a formulare quello che sento in una domanda breve e concisa da farti, quindi mi limiterò a scrivere, seguire il flusso e sperare di farti arrivare una storia che può avere una risposta, un parere o quello che riterrai più opportuno. Sono una donna di ventisei anni. Una donna per niente perfetta, munita sì di pregi, ma anche di difetti e di vulnerabilità. Insomma: quello che ti sta scrivendo è un essere umano in piena regola. Essere umano che ha sempre avuto una caratteristica per la quale è stato preso in giro per molto tempo: credere spassionatamente nell’amore, nell’esporsi quel tanto che basta e nel correre i rischi quando lo si ritiene necessario, insomma quando sente che ne vale la pena. Nella mia breve vita ho avuto solo una storia. Storia durata poco, storia piena di sfaccettature e contraddizioni, difficile da raccontare nei dettagli (più che altro è per alleviarti dalla sofferenza di farti leggere un romanzo di 567 pagine), storia con una persona che posso dire  ho amato davvero, in un modo che, riconosco, probabilmente mi ha precluso la possibilità di ricominciare da capo per un po’ di anni dopo la sua conclusione. Passato il mio periodo di lutto, sono tornata nel mondo alla ricerca dell’amore, dell’altra metà che ero certa starmi aspettando da qualche parte. Beh, fiasco totale. Cotte sfumate davanti alla realizzazione delle vere persone che mi stavano davanti, rifiuti, porte in faccia da gente che mi conosceva e anche che non mi conosceva. Quest’anno è arrivato il mio punto limite. Un po’ di tempo fa ho incontrato un ragazzo che mi ha letteralmente sconvolta (non sono fatalista, ma credo bisogna ammettere che in rarissimi casi certe cose la vita te le fa cadere addosso con una premeditazione chirurgica). Questo ragazzo è straniero. Ho lavorato per un anno e messo i soldi da parte per andarlo a cercare. Non avevo il minimo dubbio. Tutti mi dicevano di lasciar perdere, che dove dovevo andare, che sicuramente lui era andato avanti con la sua vita, ma io ero sicura che fosse lui. Così quest’anno sono andata a cercarlo, sono partita per una settimana, mentendo a tutti su dove stavo andando per proteggermi dai commenti cinici degli altri. Versione breve della storia: è andata male. Sapevo di star correndo un rischio, ma dal momento che a me le cose non sono mai andate particolarmente bene, pensavo di essere forte e preparata all’eventualità che andasse male. Mi sbagliavo. Nessuno sa di questa storia. Solo io e lui. Mi chiedo se valga la pena di continuare a credere nell’amore tra due persone. Se esiste davvero o se se lo sono inventato. Se la nostra generazione sia capace ed abbia il coraggio di amare in un certo modo. Mi chiedo perché c’è questa moda dell’essere cinici, scettici e “sessualmente impotenti” parlando a tutti, anche ai passanti, della propria “brillante vita sessuale“. Mi chiedo perché solo i ragazzi possono correre dei rischi e le ragazze “Oddio per carità NO!”. Un’altra cosa che mi chiedo- e so che è vittimista- è cosa ho fatto per meritare questi lieti fini mai accaduti.

Grazie della lettura e buon lavoro.
Romantica spezzata.

Cara la mia Romantica spezzata, con questa tua firma hai finalmente esaudito il mio sogno di sentirmi la protagonista di una vera posta del cuore, grazie.

La tua lettera mia ha intenerita e innervosita allo stesso tempo, proverò a spiegarti il perché. Mi ha intenerita perché la tua ultima riflessione è tanto vera e tanto puntuale.
Forse in altre generazioni si amava in maniera diversa, o per meglio dire ci si concedeva meno la possibilità di rompere una relazione, con tutti i benefici ma anche i problemi che questa difficoltà ha comportato. Se ci pensi ancora in molti rimangono con qualcuno che non amano, che amano poco, che odiano meno di altri, per non rimanere da soli, e questo dal mio punto di vista è un crimine atroce contro l’umanità di se stessi, contro l’insormontabile questione per cui la vita una è, una rimane e solo con una vita abbiamo a che fare. Se ci pensi credo sarai d’accordo con me che sia meglio cercare per una vita qualcuno che ci faccia sentire a casa, che fare casa con qualcuno per una vita intera senza sentirsi mai a casa.

Ecco, sicuramente l’amore è diventato più liquido e più rapido. Come un supermercato con troppe scatole di cereali in cui alla fine ne usciamo che non ne abbiamo comprata manco una ma comunque speso un sacco di soldi e di energie. (Per questa parte ti consiglio, se non lo avessi già letto, Amore liquido di Bauman, davvero ma davvero illuminante). Insomma più possibilità, più socialità, più mezzi, più chirurgia per essere belli, più estetica in tutte le salse e potrei andare avanti ma rischierei di sembrare banale, non corrispondono a una più alta probabilità di innamorarsi, solo a una maggiore quantità di tentativi fallimentari o come dici benissimo tu, di lieti fini mai accaduti.

Su questa parte stai pur sicura che ricevi tutto il mio migliore consenso, così come su questa pudicizia nel mostrare le emozioni come fossero qualcosa di cui vergognarsi. In effetti io esco sempre un po’ pazza quando sento qualcuno, ancora di più se più giovane di me, dire che dell’amore non se ne interessa, che alla fine si sta bene da soli, che viva er poliamore, er polisesso er poliqualchealtracosachedetestopronunciaretantoquantoapericena. A regà, penso, ma che cazzo state a dì? Senza amore dove andiamo, DOVE? Non sono una di quelle persone che crede che ognuno sia già completo, per carità, ma sono una di quelle che crede che non esistano metà perfette, esistono percentuali più o meno consone che partecipano alla grande torta a spicchi di cui è fatta una felicità.

In qualche modo mi ritengo una romanticona pure io, affezionata alle favole e ai lieti fini, sempre pronta a non rinunciare anche quando la vita mi ha mostrato i denti affilati della delusione abbaiandomi in faccia.

Però, c’è un però, quel però che cercherò di dirti rischiando di essere infilata nel mucchio di quelli che hanno cercato di metterti in guardia in tutti i modi e tu niente, caparbia e appassionata come Icaro, ti sei schiantata. Mia cara spezzata, l’amore non si insegue. Non si insegue mai.

Che tu sia donna che tu sia uomo, giovane o vecchio, scemo e intelligente, bello o brutto, l’amore non si rincorre e neanche lo si può pretendere dal mondo. L’amore come si fa, come si vive, io non lo so, ma sento che se ti dessi una pacca sulla spalla in questo senso, non farei del bene a nessuno.

Probabilmente l’amore si impara (ti consiglio anche L’arte di amare di Fromm da cui sto rubando questo pensiero) si impara che cosa è per noi e si impara come andarselo a cercare fuori di noi. La definizione di amore è talmente tanto personale, un po’ come quella della felicità, che ti inviterei a diffidare di chiunque provi a dartene una. Quello che sappiamo è che è inevitabile e che se lo evitiamo per tutta la vita ne pagheremo sempre il conto. Non basta essere pieni di amore per essere amati, altrimenti rischia di diventare una prepotenza. Come a dire eccomi mi vedi, guarda com’è grande il mio cuore, guarda com’è forte il mio sentimento, guardami che cazzo, mi vuoi dire di sì oppure no, eh? Qui mi è venuto in mente un tal Antonio che anni fa si arrampicò sul tetto della chiesa del paese solo per chiedere in sposa la mia amica. “SPOSAMI STRONZA, SPOSAMI!” così per una mezz’ora finché qualcuno non chiamò un’ambulanza e qualcun altro il parroco.

Bada bene che te lo sto dicendo con affetto, alla maniera un po’ brusca di noi romani della Garbatella, ma con affetto. Prima di partire in sesta verso qualsiasi cosa che possa sembrare un miraggio di amore, prima di un grande rischio, ci vuole sempre un piccolo calcolo. Quanta affinità c’è con questa persona, quanto mi ha dato e quanto ho dato, come sono i nostri caratteri, come sono le nostre vite e ti dirò, pure come sono le nostre famiglie, la musica che ascoltiamo, le cose in cui crediamo, quello che ci piace mangiare, bere, vedere al cinema, leggere, qual è il grado di intesa sessuale, qual è il numero e la qualità dei baci e di tutte le altre cose che fanno di un sentimento, un sentimento amorevole e reciproco. Se tu ignori questo piccolo grande calcolo delle probabilità, non stiamo giocando una bella partita di scacchi, ci stiamo buttando dal dirupo senza corda. E infatti ci sfracelliamo. Non esistono solo i nostri sogni d’amore romantici, esistono anche i sogni d’amore romantici di tutte le altre persone e se i nostri non combaciano con i loro, fa male, ma è nell’ordine delle cose possibili.

L’amore forse è un arte, forse un po’ come la psicoterapia, non hanno bisogno di credenti, ma di persone che provano a farlo al meglio e solo quando qualche fiore spunta dal ramo, allora possono dire è vero oppure è tutta una invenzione.

Finché non tutelerai per prima te chiedendoti senza fronzoli con che tipo di persona vorresti condividere la tua idea di amore, troverai tante porte in faccia e tanti rifiuti, perché, banalmente, forse anche troppo banalmente, nessuno trova nulla se non sa che sta cercando e, devo dirtelo, cercare l’amore non è abbastanza specifico come da poter diventare reale.

La fantasia va conservata sempre che se no ci perdiamo i sogni e perdere i sogni è un peccato, ma almeno metà di quei sogni d’amore devono essere passati al vaglio da un senso concreto di realtà. Non sprecare quella cosa che hai dentro che chiami amore, non buttarla via così, custodiscila e crescila e studiala come si fa con le cose preziose e intime. Non farla calpestare, non farla funzionare come fosse una pesca a strascico perché poi nella rete ci trovi scarpe vecchie e copertoni insieme a qualche traccia di paranza. Dalle storie si impara moltissimo, una volta attraversata la palude di fango di lutto, quello che spero non si impari mai e a diventare cinici. Invece spero insegnino a tutti a diventare più scettici, di se stessi e degli altri, più prudenti, più maturi, più fanatici anche della ragione, più capaci di pazientare, più in grado di tollerare il fatto che gli incontri d’amore sono come gli spermatozoi, se ci aspettiamo che ogni contatto faccia gol, stiamo aspettando male. I tentativi falliti possono essere solo i gradini della scala che ci porta dove abbiamo deciso che vorremmo andare, e stare.

Quando ero molto giovane mi innamoravo sempre di tutti, anche di persone con cui non avevo mai scambiato manco una parola. Nella mia testa matrimoni, carrozze e un esercito di bambini biondi. Ogni volta, tutte le volte. Poi sono arrivate le persone in carne, ossa e difetti, e ogni volta invece mi tocca smussare un po’ l’idea che mi ero fatta prima di che cosa fosse amore, per aggiungere elementi che non avevo mai considerato. Buttando via qualche illusione ho trovato i miei limiti, i limiti di quello che voglio sopportare e quelle quattro cazzate, imprescindibili, che mi fanno stare bene. Non così diverse da quelle che cerco in un’amicizia, non così diverse da quello che sono anche io.

Mi dispiace tanto tanto che ti si siano spezzate le ali, però mi fa piacere che tu ti sia solo scottata con il sole e non finita dentro e carbonizzata per sempre. Aggiusta la tua rotta signorina, punta a un pianeta diverso, uno con un buon habitat per come sei fatta tu e conserva le tue perle, che un giorno avrai un appuntamento romantico molto importante a cui andare e sarà bello che tu abbia la tua collana intatta da indossare col sorriso.

Olimpia

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