Quel giorno in cui mi ha rivolto solo frasi “di servizio”. Quel giorno come quei giorni in cui mi interrogo su cosa ho fatto di male, ma non trovo risposta, perché davvero non ho fatto niente, e la risposta converge in un :”Esisto”. “Esisto”, come risposta a: “cosa ho fatto di male”, ma anche come invocazione di una condizione, io esisto, cazzo, e non posso essere invisibile agli occhi della persona che dice di amarmi. Che magari mi ama, a modo suo, ma quel modo non è il mio. Dopo essermi abituata ai suoi rimproveri del “Cerchi sempre conferme, cerchi sempre amore, non ti basta mai”. E allora ho imparato a non chiedere più, a tenere tutto nascosto e taciuto, perché altrimenti non andavo bene. Che tanto, poi, non vado bene comunque. Quella lontananza che sentivo, che non erano i chilometri, ma erano i battiti del cuore e la loro forza. Quella necessità che ho di parlare, di ridere, di abbracci, che si scontrano con l’aridità di una persona che queste cose non le vuole, non le ha. E non mi rimane altro che scrivere, perché anche dirlo ormai, ha stancato le orecchie di chi ascolta. Stanchezza che si traduce in un: “Ma che ci stai a fare?” Perché credo sempre troppo, perché misuro il mondo con il mio metro e non vorrei fare diversamente, per ritrovarmi con un metro più corto. E disastrosamente più leggero. Quella rabbia che ha lasciato spazio alla rassegnazione, che mai arriverà da quella parte qualcosa che non sia tiepido. Quanto è forte lo schiaffo dell’indifferenza, dell’invisibilità? Perché mi vedono tutti, tranne lui? Ciao Olimpia, volevo condividere con te questo pensiero, chissà hai qualcosa da dire in merito, un abbraccio.
Oh cara, accidenti quante cazzo di cose avrei da dire in merito. Mi sembrano così tante da non essere abbastanza. Chi non ci vuole non ci merita, direbbero i più, ma noi che ce ne facciamo? Non è mica la pubblicità della L’Oréal che finisce con “perché io valgo“, è la vita e il nostro valore lo misuriamo proprio anche e soprattutto in base al valore che gli altri ci danno. Giusto, ingiusto, stupido o saggio, è così. Se la testa può permettersi certe conclusioni razionali, il cuore no. E allora finiamo un po’ tutti a rincorrere chi non ci vuole perché in quel rifiuto c’è una parte di noi che vorremmo ci venisse restituita. Proprio come nella pubblicità abbiamo tutti bisogno di sapere che il nostro modo di amare funziona, come se senza quella conferma non solo non esistesse il nostro modo di amare, ma proprio, come dici tu, il nostro modo di esistere. C’è forse una quantità fissa, un tetto massimo che ne so, di amore che possiamo chiedere al mondo? Al mondo no, ma a chi non ne ha o non ne può avere per noi forse sì.
Lo so che quando faccio questi discorsi, da qualche parte nel mondo, un romantico mi darebbe un ceffone, ma io li faccio lo stesso. Oltre a qualsiasi romanticismo esistono delle regole, non precise ma onnipresenti, secondo cui si muove l’attrazione tra le persone. Tra queste una importante è che più cerchiamo di convincere qualcuno del nostro valore e del valore del nostro amore, meno quel qualcuno sarà interessato a confermarcelo. Questo vale ovviamente anche per noi. Quando qualcuno ha fatto di tutto per me, io ero altrove, quando qualcuno ha fatto niente per me, io ero sul pezzo come un cane rabbioso attaccato al polpaccio. Per amore? Per amore della verità? Per amore dell’amore? Ma va. Per orgoglio, solo e sempre per orgoglio. Non che lo percepissi sul momento ma a distanza dai disastri l’ho visto eccome. Ho spesso voluto conferme da qualcuno che di me non ne voleva sapere mezza proprio perché non ne voleva sapere mezza. A riprova di questo forse condannabile ma umano atteggiamento, quando è capitato che i ruoli si scambiassero, ero di nuovo altrove e lontana lontana.
Cercare conferme è sano e naturale, avere dei bisogni è sano e naturale, volere di più è sano e naturale. Quasi tutto è sano e naturale se pensi al modo folle in cui siamo fatti. Il punto non è cosa, ma dove. Il punto sarebbe raccogliere i coriandoli del nostro cuoriciotto frantumato e levarci dal cazzo. Ma non perché “Io valgo”, semplicemente perché più tempo passiamo in balia di chi non ci vuole, più tempo regaliamo al nostro orgoglio travestito da amore. Ti faccio una domanda e ti invito a risponderti togliendo il velo di lacrime e speranze: Se davvero costui è qualcuno di cui hai un’immensa stima, una grande ammirazione per il modo in cui è fatto, se è qualcuno da cui hai da imparare segreti profondi sulle verità del mondo, qualcuno con cui faresti un viaggio a piedi di ottomila km, qualcuno con cui faresti mattina a chiacchierare senza fatica. E non dico di pensare a quel qualcuno ideale che esiste solo nella tua testa, ma a quel qualcuno reale che esiste già. Perché tutte le volte che mi sono incastrata in un pensiero di amore non corrisposto, quando ho avuto le forze e il coraggio di guardarlo bene, non era mai nessuno che amavo sul serio, anzi erano perlopiù persone che umanamente mi risultavano intollerabili, però non tolleravo il fatto che non tollerassero me. E questo non è amore, è una forma di dolcissimo egoismo strappalacrime. Nessuno che non mi abbia amata come io avrei voluto sarebbe stato l’uomo che avrei sposato volentieri, eppure tutti hanno ferito il mio orgoglio e parte di quello che sono. Certi dolori sono esclusivamente personali, certi dolori sono nostri ed è con noi che li risolviamo sebbene tutto dentro di noi sembri farci pensare il contrario.
Una ragazza veramente tanto in gamba che ho avuto modo di incontrare nello studio, mi raccontò che aveva così tanta voglia di essere amata che aveva fatto un grande collage di occhi di ogni tipo. È qualcosa che non dimenticherò mai.
“Don’t, don’t you want me?
You know I can’t believe it when I hear that you won’t see me.”
Un abbraccio grande a te,
Olimpia